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Un confronto aperto con i cittadini, altrimenti sarà un ''tutto cambia perché nulla cambi''

fumetto di Stefano Gorgone

Carissimo direttore,
la grande calura estiva sembra passata ed io vorrei proporre una breve riflessione sulle più recenti vicende politiche, con particolare riferimento alla nostra città.

Tutti ben conosciamo l’affermazione di Don Fabrizio nel “Gattopardo”: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.” E’ una frase che celebra l’immobilismo ineludibile della Sicilia e ci ricorda un tratto identitario importante di noi siciliani. “Cambiare tutto perché nulla cambi”. Lo abbiamo potuto constatare recentemente a livello nazionale ed, in particolare, nella nostra regione, da sempre vero e proprio laboratorio politico. Ricordo solo la breve parentesi del milazzismo e il susseguirsi sistematico ed infruttuoso dei vari governi regionali.
Anche la nostra città non è sfuggita a questo destino, visto che i continui avvicendamenti non hanno sortito i risultati sperati confermando la difficoltà di realizzare un autentico cambiamento.

Come sappiamo, “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina”. E’ d’obbligo, quindi, sperare contro ogni speranza che il senso di responsabilità faccia prevalere la buona politica e che si possano creare i presupposti per una vera rinascita della nostra città e per uno slancio autentico verso il futuro. Come possiamo lamentarci di una città che non funziona, se poi noi stessi con le nostre scelte, con la nostra inerzia e la nostra assenza contribuiamo a farla andare così?
Il cardinale Bassetti ha sottolineato con forza che “E’ triste quel Paese che non sa dare speranza ai propri figli! E’ triste quel Paese che non sa progettare il futuro, che non riesce a sanare le ferite della propria storia”. Bassetti sottolinea la necessità di valorizzare i talenti, le capacità e le attitudini dei nostri giovani che spesso non vengono riconosciuti e rimangono sepolti nelle paludi della nostra società.
E’ appena il caso di ricordare in questa sede la giovanissima attivista svedese Greta Thunberg, che ha dato vita al movimento Fridays for Future per cui “l’unica cosa di cui i giovani hanno bisogno è un futuro”.

Vi sono anche a Monreale giovani che hanno voglia di mettersi in gioco, che hanno il desiderio di mostrare le loro capacità, ma hanno perso la speranza di trovare un ruolo e un lavoro che non sia precario.
Il sindaco Alberto Arcidiacono, all’indomani della sua elezione, ha promesso che dopo tre mesi avrebbe fatto il primo “tagliando”, cioè una revisione di quanto fatto, una seria analisi della situazione, una più oculata individuazione degli obiettivi a breve, medio e lungo termine e uno studio tecnico ed economico di fattibilità.
Il “tagliando”, per essere davvero efficace, non può ridursi ad una arida, veloce e sterile elencazione delle criticità riscontrate o delle iniziative messe in cantiere ma deve fondarsi su un confronto aperto e pubblico della Giunta con i cittadini, confronto reso ancora più credibile proprio perché lontano da appuntamenti elettorali. E’ necessario provare ad estirpare il pessimismo atavico del “tanto non c’è nulla da fare” per rendere tutti più coscienti e consapevoli.

Occorre far crescere e maturare un corretto senso civico, inventare nuove forme di partecipazione, creare occasioni di programmazione, di verifiche, di confronto su scelte che riguardano tutti, creare laboratori che, a partire dalle necessità concrete, sappiano diffondere la cultura della solidarietà. Non è l’elenco delle cose fatte che deve interessare ma il modo, lo stile con cui ci si pone di fronte alla cosa pubblica.
Non deve essere una semplice azione di riciclaggio ma una politica nuova con uomini e programmi idealmente motivati e professionalmente preparati, uomini liberi che dimostrino di possedere la forza e il coraggio di far fare il salto di qualità alla nostra città.
Ovviamente non dobbiamo prendere ad esempio ciò che succede a livello nazionale, dove le dinamiche del confronto si sono imbarbarite. Nella nostra comunità ci si deve sottrarre alla politica degli insulti, della negazione dell’altro, operando con competenza e trasparenza, lealtà e rispetto anche per gli avversari, sollecitando il consenso più ampio possibile per l’attuazione di ciò che è un bene per tutti.
A questo compito di educazione alla cittadinanza attiva siamo chiamati tutti, non solo i soggetti impegnati personalmente in politica ma anche le comunità educanti: Famiglia, Scuola, Chiesa, Associazioni, Sindacati, mondo del Volontariato, Movimenti, Centri culturali, mondo dell’informazione locale che deve essere visto come un talento da utilizzare.
“Sentirsi comunità – per il Presidente Sergio Mattarella – significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri, significa pensarsi dentro un futuro comune, da costruire insieme.”
Se così dovesse essere avremmo realizzato il sogno di vivere in una città moderna, pulita, ordinata, inclusiva, solidale, una città capace di farsi carico del suo destino.