Monreale, la sfida difficile della solidarietà

fumetto di Stefano Gorgone

Carissimo direttore,
ancora una volta piacevolmente mi trovo a condividere le tue puntuali ed opportune considerazioni. Nei giorni scorsi siamo stati attenti testimoni di alcune manifestazioni che hanno rivelato il volto positivo della nostra città. Protagonisti sono stati in tanti con la loro passione civile, la voglia di cittadinanza attiva, di coesione sociale.

Mi piace, però, sottolineare ulteriormente che la processione del Corpus Domini si è caratterizzata per una commovente intensità della partecipazione del popolo che ha radici profonde nella tradizionale fede dei monrealesi. Altrettanto evidenti sono stati nei volti di tutti i presenti lo stupore, la meraviglia, la gratitudine per la bellezza del tempio d’oro alla fine della processione per la liturgia conclusiva. Tutti davvero “vivevamo nello sguardo”. In quei momenti anche per noi la bellezza del nostro duomo non era disgiungibile dalla bellezza del popolo che pregava. Così come si percepiva chiaramente che l’unità dell’assemblea ecclesiale si realizzava attorno al vescovo, monsignor Pennisi.
Alla Casa della Cultura, ieri pomeriggio, è stato presentato da Amelia Crisantino l’ultimo lavoro del nostro concittadino Salvo Cangelosi, scrittore apprezzato per la sua prosa asciutta, piacevole e stimolante, profondamente poetica. Sono fatti concreti che testimoniano la vitalità di una comunità.

L’identità di una città, infatti, è alimentata anche dalle persone che con la loro intelligenza, la loro operosità e la loro umanità fanno in modo che la città diventi “il luogo dell’anima” (La Pira).
E’ presente però una sorta di sguardo malinconico per un mondo scomparso se non di indignazione per le condizioni di degrado ambientale e culturale in cui versa buona parte del nostro territorio. Troppe volte “l’amore per la città” tanto proclamato durante le campagne elettorali si è via via dissolto, fino a scomparire del tutto, facendo prevalere atteggiamenti sempre più “machiavellici” che frenano lo sviluppo della città.
In questo breve contributo, vorrei sollecitare una riflessione su un aspetto della vita che ritengo pure di fondamentale importanza.
La domanda che mi inquieta spesso e che voglio fare oggetto di riflessione è: In che misura la nostra città si può definire solidale, attenta cioè alle esigenze degli ultimi, delle fasce sociali più deboli, anche con riferimento alle frazioni spesso trascurate se non dimenticate.
E’ una domanda ancora più inquietante se penso alle tante sensibilità, alle numerose iniziative di solidarietà che ho avuto modo di conoscere e sperimentare in alcuni paesi viciniori come Terrasini, Balestrate, Bisacquino, Partinico, Carini…


Perché Monreale si caratterizza invece per la sua tiepida risposta rispetto alle problematiche sociali? Perché abbiamo perso la memoria di figure che nel tempo hanno fatto la storia della nostra città? Mi limito a citare solo Alberto Greco Carlino che ha dato vita al Collegio di Maria in diverse località della Sicilia e Benedetto Balsamo che ha avviato la costruzione del “Reale Boccone del Povero”. Oggi, nel nostro territorio, operano meritoriamente alcuni organismi, enti , soggetti istituzionali.
In primo luogo la Caritas diocesana e quelle parrocchiali che sono punto di riferimento quotidiano per tanti cittadini in reale stato di necessità, la Casa di riposo “Benedetto Balsamo”, la Casa del Sorriso, l’Associazione “Il Quartiere”, l’Ordine Costantiniano di San Giorgio, le Associazioni “ Nati due volte” e “Pietre vive”, i servizi sociali comunali che scontano criticità ed emergenze continue a causa delle esigue risorse finanziarie ed umane. Tutte le “buone pratiche” anzidette hanno meriti innegabili ma sono frammentate, episodiche e la città si dimostra incapace di alzare lo sguardo oltre il proprio tornaconto per proporre un progetto di futuro.
Invece, dobbiamo tutti essere più consapevoli circa la responsabilità di operare con disinteresse per il bene della città, a cominciare da gesti semplici e quotidiani di solidarietà e avendo ben chiaro che la competizione spesso oscura i valori comuni ed ignora le regole della convivenza.
Si avverte anche la necessità di un progetto unitario, possibilmente coordinato da un’autorità morale da tutti riconosciuta. Una città non esiste senza la solidarietà. Le istituzioni, in particolare, devono operare per la formazione delle coscienze ad un’alta eticità privata e pubblica.
Mi piace, ad esempio, qui ricordare il Capitano Mario D’Aleo, a cui viene riconosciuta la lungimiranza di avere avvicinato l’Arma dei Carabinieri ai ragazzi della Casa del Sorriso e della città di Monreale, svolgendo una preziosa azione pedagogica.
Non è dunque la nostalgia che deve prevalere ma una presa di coscienza attenta e rigorosa della realtà da parte di tutti, a prescindere dall’appartenenza. E’ una sfida non semplice ma non impossibile.