La favola crudele ed impietosa del lupo e l’agnello scritta nel lontano 1960

Ho scritto nel 1960 la favola del Lupo e l’Agnello, senza avere mai letto la favola di Fedro. La mia Favola è ambientata in una tenuta di campagna della famiglia Caputo e precisamente in Contrada Ponte Parco presso la piccola proprietà battezzata da mio nonno Totò Caputo: La Fontana del Lupo.

In totale, l’appezzamento di terreno della Fontana del Lupo misurava approssimativamente tremila metri quadrati, pari a quasi tre tumoli di terreno. Questo appezzamento di terra fu la rovina per mio nonno Totò perché si verificarono fatti assurdi, omicidi ed arresti. La Fontana del Lupo dal punto di vista morfologico e geologico del terreno si articolava in una parte alta a terrazza da cui scendeva a picco sulla parte bassa, una sorgente d’acqua naturale potabile, limpida e trasparente. Mio nonno battezzò questa sublime e piccola proprietà, chiamandola La Fontana del Lupo. In estate, durante le vacanze estive, ero solito trascorrere la mia villeggiatura in contrada Ponte Parco ed in compagnia di mio nonno Totò che quotidianamente mi portava presso la Fontana del Lupo e mi raccontava a fine cena, la Favola del Lupo e l’Agnello inventata interamente per fare addormentare i nipoti dopo cena. Mi ricordo che nella favola di nonno, il Lupo non era più un animale democratico e gentile, ma autoritario, cattivo e famelico, sempre pronto a dare la caccia ed uccidere i poveri animali pacifici che amavano pascolare nella tenuta di Fontana del Lupo. Un giorno cadde in trappola un povero e tenero Agnello che si abbeverava presso la celebre fontana. La sorte del giovanissimo Agnello era segnata senza alcuna via di scampo.


Quel lupo bastardo e malefico cominciò a bombardare il giovane agnello con domande bizzarre e strane, perché miravano solo a sacrificare l’agnello per uno splendido pasto serale: il famelico lupo accusò in prima istanza il giovane agnello, di sporcare l’acqua che lui stava bevendo, anche se si trovava più in alto del povero agnello; infine il lupo accusò l’agnello di avere detto male di lui, ma restò senza argomenti quando il povero agnellino confessò che in quel tempo di delazione, non era ancora nato, ma il lupo di rimando rispose che se l’agnello non era ancora nato, era stato il Montone padre dell’agnello ad avere detto male del lupo e lanciandosi con un guizzo da leone, divorò in un fiat il povero agnellino. La Favola in questo caso, fuori da tutte le rotte di un sano ragionamento moralistico, dimostra che anche il mondo animale è una fotocopia del mondo umano, civilizzato al 30% e dominato dai furbi, dai delinquenti, dagli assassini, dai mafiosi e da quattro politici corrotti che hanno instaurato una nuova dittatura cosmica, in un Pianeta Terra allo sbando ed alla fine della sua folle corsa su una Ferrari, che avrebbe meritato piloti professionisti e circuiti sicuri dove correre a 300 chilometri orari. Non possono esistere giustificazioni serie o scientifiche alla folle corsa dei potenti della terra, delle grandi lobby, dei grandi gruppi finanziari e delle sette dei grandi speculatori. Leonardo Sciascia, mio sublime maestro, era solito dire: Ce ne ricorderemo di questo pianeta!
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