Monreale, sabato si inaugura la mostra ‘Il Tempio d’oro’: pergamene e preziosi della storia dell’arcidiocesi
L’iniziativa in occasione del 750° anniversario della Basilica cattedrale
MONREALE, 22 marzo - In occasione del 750° anniversario della Basilica cattedrale, si inaugura l’esposizione: “ Il Tempio d’oro. Toto Orbe Terrarum Pulcherrimum et Celeberrimum. Epifanie del Sacro nell’Arcidiocesi di Monreale”. L’evento vede la sinergia di diverse istituzioni: l’Arcidiocesi, l’Università di Palermo, la Soprintendenza, la Biblioteca Centrale Regionale, la Biblioteca Torres, l’Archivio Storico della Diocesi, il Comune di Monreale. Tutta la manifestazione è stata finanziata dalla Fabbriceria del Duomo e dalla Basilica Cattedrale.
La mostra ha l’intento di celebrare la cattedrale come chiesa madre di tutta la diocesi e “ possente simbolo della Chiesa visibile di Cristo, che in questa terra prega, canta e adora” (Paolo VI, Costituzione Mirificus eventus) A partire da queste considerazioni, e sembrato opportuno agli organizzatori creare un primo nucleo espositivo nell’Aula capitolare di San Placido e un secondo nel Dormitorio del Monastero e nella piccola Aula Capitolare ad esso annessa.
Nell’Aula di san Placido sono state esposte opere che narrano della vita liturgica della Basilica e del ministero episcopale di alcuni arcivescovi. Di straordinario interesse le pergamene di fondazione, del Tabulario di Santa Maria Nuova che ritornano a Monreale dopo più di 150 anni; (sono cinque “Attendentes quomodo” di Alessandro III con la quale il papa concede al sovrano normanno la possibilità di costruire il Monastero di Monreale, la “Bolla Aurea” con la quale Guglielmo concede privilegi al Monastero, la “Licet Dominus” di papa Lucio III che eleva il monastero a sede episcopale, la Bolla con cui Federico II sottopone gli abitanti di due comunità al Monastero; la Bolla che invita Grosparmi, vescovo di Albano, a consacrare la cattedrale); nello stesso spazio espositivo si trovano argenti e parati di commissione arcivescovili; libri e quadri dell’ex biblioteca monastica Santa Maria Nuova e della biblioteca del Seminario. Infine, l’Archivio Storico della Diocesi ha corredato l’esposizione dei manufatti con le Relazioni dei Sinodi e delle Visite Pastorali celebrati da alcuni arcivescovi.
Nel secondo nucleo espositivo, presso il Dormitorio dei benedettini, sono esposte opere di argenteria siciliana dal XIV secolo al XIX secolo. E’ stato chiesto alle parrocchie, specie alle chiese madri della diocesi di fornire le opere più rappresentative del patrimonio locale. Con questa sezione della mostra si è voluto sottolineare la relazione filiale delle comunità con la chiesa cattedrale “nella quale si trova la cattedra del vescovo, segno del magistero e della potestà del pastore della Chiesa particolare, nonché segno dell’unità di coloro che credono in quella fede che il vescovo proclama come pastore del gregge” (Cerimoniale Episcoporium 42).
Nell’attigua piccola Sala Capitolare sono esposti cere, paliotti e parati sempre provenienti dalle parrocchie della diocesi.
L’esposizione celebra la chiesa cattedrale, che in tutta la terra è la più celebre per bellezza, insieme a tutta quella bellezza che è disseminata nelle chiese delle nostre comunità parrocchiali. La mostra richiama l’intrinseco legame tra la liturgia e la bellezza essa:” è veritatis splendor… La bellezza, pertanto, non è un fattore decorativo dell’azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo”.
Benedetto XVI ha proposto una approfondita riflessione sulla bellezza e sul suo rapporto con l’esperienza di fede: “La bellezza… proprio per la sua caratteristica di aprire e allargare gli orizzonti della coscienza umana, di rimandarla oltre se stessa, di affacciarla sull’abisso dell’Infinito, può diventare una via verso il Trascendente, verso il Mistero ultimo, verso Dio. L’arte, in tutte le sue espressioni, nel momento in cui si confronta con i grandi interrogativi dell’esistenza, con i temi fondamentali da cui deriva il senso del vivere, può assumere una valenza religiosa e trasformarsi in un percorso di profonda riflessione interiore e di spiritualità… Si parla, in proposito, di una via pulchritudinis, una via della bellezza che costituisce al tempo stesso un percorso artistico, estetico, e un itinerario di fede, di ricerca teologica”.
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