MONREALE, 11 settembre – La panza, si sa, è bipartisan: mette d’accordo tutti, da destra a sinistra. E quando c’è da mangiare, proprio per questo motivo, non ci sono schieramenti che tengano. Probabilmente è questo il motivo principale della riuscita del "Ciavuru Feast".
Ovviamente parliamo della ragione numero uno, perché poi, è di tutta evidenza che alla base del successo della rassegna che a Monreale nello scorso weekend ha esaltato lo street food di casa nostra ci sia stata una ben articolata ed efficace organizzazione. Bella manifestazione, quindi, che ha coinvolto diverse centinaia di cittadini e di visitatori, così come non abbiamo mancato di sottolineare nei giorni scorsi. Rivolto, quindi, ancora una volta, un plauso a chi ha fortemente voluto e poi organizzato questo evento, appare il caso di formulare qualche considerazione.
Non sarebbe male, ad esempio, se il” Ciavuru Feast” trovasse una collocazione stabile, chiamiamola anche “istituzionale”, nel panorama delle iniziative cittadine, magari calendarizzandolo ed inserendolo in maniera organica fra le iniziative da realizzare. Proponendolo, perché no, anche un paio di volte l’anno: una d’estate ed una d’inverno, sotto Natale, per mettere sotto i riflettori tutti i prodotti enogastronomici tipici della nostra cultura che in quel particolare ed importante periodo dell’anno diventano i protagonisti assoluti delle nostre tavole. Dai “cucciddati”, ai panettoni, alle “sfince”, giusto per fare un esempio banale.
Ma perché il "Ciavuru Feast" assuma una dimensione più grande, come tutti sperano, è necessario che venga debitamente e più adeguatamente reclamizzato su tutti i canali comunicativi a disposizione: dai social, alle testate ufficiali (non solo locali), alla cartellonistica. Ne guadagnerebbe, ne siamo convinti, non solo il prestigio della manifestazione, ma anche e soprattutto l’indotto, il cui aumento di volume, in ultima analisi, è fermamente il principale obiettivo degli organizzatori e dei commercianti.
Ultima considerazione: non troveremmo fuori luogo se ad essere interessata dalla manifestazione fosse anche un’altra zona della città: magari quella che dal “Canale” arriva allo “Spasimo”, che dal punto di vista urbanistico si presta egregiamente a questo tipo di eventi e lungo la quale insistono anche importanti realtà del tessuto commerciale cittadino.
D’accordo che il “centro” è quello dell’area attigua al duomo, ma “tutte le messe all’altare maggiore” alla lunga rischiano di penalizzare ingiustamente una zona di non secondaria importanza per Monreale.
Noi qualche timida pietra l’abbiamo lanciata. Se ne seguisse un dibattito articolato e costruttivo, così come si conviene a tutte le comunità civili, non potremmo che rallegrarcene.