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I criminali vanno denunciati, tacere significherebbe essere complici

| Enzo Ganci | Editoriali

MONREALE, 3 agosto – Criminali, avanzi di galera, indegni di appartenere ad una comunità civile. Difficile in questi momenti trovare appellativi diversi per qualificare la mano maledetta che ieri sera ha appiccato il fuoco sul monte Caputo, riducendolo ad una grande estensione di cenere, ma soprattutto gettando nel terrore una città intera.

C’è chi ha perso la macchina, chi, addirittura, la casa e tutti gli effetti personali: dagli abiti, ai mobili, agli oggetti familiari. Chi è rimasto povero in canna. E suona quasi come una beffa la constatazione, reale ma terribile, che non ci sia scappato il morto e che quindi, paradossalmente, ci si debba sentire fortunati. Una considerazione che, per quanto veritiera, non si può sentire e che, anzi, decuplica il livello di rabbia che da ieri sera alberga in tutta la comunità monrealese.
Due anni fa, a Casaboli, avevamo assistito ad un altro inferno. Una catastrofe che ha inghiottito forse il polmone verde più importante del comprensorio monrealese. Ieri la scena si è ripetuta in copia fotostatica, se non più grave. Anzi, certamente più grave, considerati i rischi corsi da decine di persone, una settantina delle quali è stata fatta evacuare mentre le fiamme imperversavano. È stato un girone dantesco vissuto a casa nostra, a poche centinaia di metri, in linea d’aria dal simbolo della nostra città, la cattedrale normanna patrimonio dell’Unesco. Un quadro che vorremmo tutti dimenticare, ma che, invece, faremo bene a tenere saldamente a mente.


Tutto ciò che è successo, però, non può e non deve restare impunito. Non è ammissibile che gente di questo tipo resti a piede libero, con la possibilità di reiterare il reato, di ripetere uno scempio di questa portata, di continuare a mettere a rischio vite umane, di gettare sul lastrico altre famiglie. È possibile che nessuno abbia visto nulla? Che nessuno sappia nulla? Che nessuno abbia uno straccio di sentore o di indizio? Rendiamoci conto che coprire questi criminali, questi nemici della nostra comunità, sarebbe come essere sul loro stesso piano. Significherebbe essere complici di questi aspiranti omicidi.
E allora, così come avevamo gridato due anni fa: chi sa parli (leggi qui l'articolo). Denunci, canti, spifferi, scegliendo le modalità che più riterrà opportune e che più riterrà efficaci. Vivere ancora con questa spada di Damocle sul capo non è più ammissibile, non è più tollerabile.

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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