MONREALE, 25 gennaio – Formalmente bisognerà attendere le motivazioni, che ancora non si conoscono. Ma poco importa, forse nulla. Servirà soltanto per opportuna conoscenza, non per altro. Quel che conta è la sostanza: Monreale entra a far parte del poco invidiabile novero dei comuni dissestati.
La Corte dei Conti, per la serie “non c’è due senza tre”, sbarra ancora la strada al Comune, affermando l’impercorribilità di quella che va verso la riscrittura del piano di riequilibrio e ponendo fine ad una vicenda il cui esito, in tutta sincerità, non appariva molto diverso da quello che poi si è verificato.
Mettiamoci, quindi, il cuore in pace: andremo in dissesto finanziario, facendo compagnia a comuni della provincia di Palermo altrettanto importanti, come Bagheria e Cefalù.
Adesso – la previsione è facile – si apriranno interrogativi, processi (speriamo non sommari) e spunti di riflessione. Era giusto tentare la carta estrema della “SalvaNapoli” o era un accanimento terapeutico? (A proposito, il Comune non dovrebbe appellarsi). Il Consiglio comunale davvero rischia lo scioglimento per inadempienza o la ineluttabile dichiarazione di dissesto lo metterà al riparo dalla temuta scure del “tutti a casa”? Il dissesto verrà addebitato alle amministrazioni precedenti che hanno accumulato il maxi debito che oggi, paradossalmente, sembra ripianato o l’indice va puntato contro quella attuale “rea” di non aver percorso bene la strada del riequilibrio, tanto da far etichettare il comune come inaffidabile? Tutte domande che certamente troveranno una risposta da ora in poi, che l’opinione pubblica attende e che le forze politiche si dovranno sforzare di fornire.
Sarebbe bello, però, soprattutto in un momento poco felice per la nostra storia e dai contorni bui, se l’analisi, qualunque essa sia, restasse su toni pacati e se gli “sciacalli”, che purtroppo probabilmente affilano già le armi, decidessero per un giorno di andare in vacanza. In questa vicenda non ci sono vincitori, né vinti. Se Monreale è un comune al dissesto, abbiamo perso tutti.