Pennisi durante il Pontificale: “Non possiamo essere devoti del SS. Crocifisso solo per un giorno, ma per tutta la vita”
MONREALE, 3 maggio – Un doveroso pensiero a chi soffre a causa del coronavirus, a chi ha perso una persona cara ed il rispetto delle restrizioni che ci vengono imposte “a salvaguardia della salute”.
Sono stati questi i passaggi principali dell’omelia pronunciata da monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale nel corso del solenne pontificale celebrato in collegiata oggi pomeriggio.
La funzione, così come era stato annunciato, si è tenuta a porte chiuse, nel rispetto delle disposizioni civili, che vedono, tra l’altro Monreale ancora in zona rossa.
“In un periodo in cui ci sentiamo smarriti, impauriti, disorientati – ha detto il presule – a causa di questa pandemia, sentiamo la necessità di un punto di riferimento certo, di una guida sicura che dia un senso alla nostra vita, che è solo Gesù Cristo Crocifisso e risorto come sorgente della nostra speranza.
La festa del SS. Crocifisso, anche se per motivi di salvaguardia della salute richiede come lo scorso anno delle dolorose restrizioni, deve essere motivo di riflessione sulla nostra fede, di conversione del cuore, di pentimento dei nostri peccati, di proposito di vivere una vita nuova e di impegno generoso di carità per venire incontro ai nostri fratelli e sorelle bisognosi di affetto, di consolazione, di cure, di cibo, di vestiti, di lavoro, di accoglienza, di speranza.
Essere devoti del Crocifisso è essere devoti dell’amore a tutti i costi, un amore che sorprende per la sua generosa radicalità e gratuità.
Lasciamoci guardare dal Crocifisso e guardiamo il Crocifisso per far nostra quella sua compassione per noi stessi e per i nostri fratelli.
Noi contempliamo Gesù Crocifisso, per dare un senso profondo alle gioie e alle speranze, alle tristezze e alle angosce degli uomini e delle donne, soprattutto dei poveri e di coloro che soffrono, dei malati, degli immigrati che trovano nel mar Mediterraneo il loro cimitero, delle persone che a causa di questa pandemia sono ricoverate in ospedale senza poter incontrare i loro cari, o sono nel lutto per la perdita di una persona cara, o hanno perso il lavoro o sono impediti di lavorare.
Non possiamo essere devoti del SS. Crocifisso solo per un giorno, ma per tutta la vita. Chiediamogli che ci aiuti a promuover un cambiamento personale e comunitario attraverso atteggiamenti caratterizzati dalla mitezza, dall’accoglienza, dalla fraternità, dalla speranza”.