Skip to main content

Alla Calata dei veli i 400 anni non solo memoria, ma invito a essere discepoli del Crocifisso

| Giuseppe Cangemi | Curia

Nel 400° anniversario del giorno in cui Monreale si è affidata al Crocifisso per essere liberata dalla peste, l’arcivescovo Isacchi ha chiesto alla città di compiere un atto di responsabilità verso il futuro

MONREALE, 12 aprile – Un invito al rinnovamento, al cambiamento e a compiere un atto di responsabilità è quello rivolto ieri sera dall’arcivescovo di Monreale, Gualtiero Isacchi, alla città nella sua omelia nel 400° anniversario del giorno in cui Monreale si è affidata all’intercessione del Crocifisso per essere liberata dalla peste.

In una Collegiata gremita si è tenuta così la solenne celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Monreale, Gualtiero Isacchi, per fare memoria di un rito che ha una storia lunga ben 400 anni e risalente a monsignor Girolamo Venero.

Era, infatti, l'11 aprile del 1625, anno giubilare ordinario indetto da papa Urbano VIII, quando la peste entrò dentro le mura della Città Stato di Monreale e la città, sotto la guida dell’arcivescovo Venero, si affidò all’intercessione del Crocifisso per essere liberata dalla peste. Proprio da questo punto è ripartito l’arcivescovo Gualtiero Isacchi nella sua omelia:

“Permettetemi una personale interpretazione del rito della “calata dei veli”, pensata dall’arcivescovo Girolamo Venero - ha affermato monsignor Isacchi - Essa sembra volerci suggerire che prima di giungere alla contemplazione del mistero del Cristo crocifisso, si passa attraverso altri eventi: la separazione dalla madre, la cattura nell’orto degli Ulivi, la flagellazione, l’ecce Homo, la salita al Calvario ed infine la scritta Expiravit; ma nessuno di questi, e nemmeno il loro insieme, riesce ad anticipare l’efferatezza dell’evento finale, che pure è conseguente a queste azioni ed eventi. Così agisce la violenza, - ha continuato il presule - questo è lo stile del male: passare attraverso alcune azioni che non sembrano malvagie, ma addirittura fatte per amore, per giustizia, alcune inevitabili e anche “normali” e che non lasciano presagire l’aberrante violenza conclusiva.

La morte di Sara Campanella, l’abuso su una bambina di 5 anni, la morte per rissa di un uomo di 43 anni, l’accoltellamento di un adolescente, i nostri ragazzini/e schiavi/e del crack. Ci stupiscono e ripetiamo “non me lo sarei mai immaginato…sembrava una brava persona…chissà cosa è successo. Eppure ci sono stati “veli” (eventi) che anticipavano il finale, ma che noi non abbiamo decifrato o non vogliamo decifrare. Prima di quello che viene chiamato “disagio giovanile” c’è l’evanescenza dell’adulto; prima di un abuso c’è un dolore subito o la convinzione che ciò che mi piace è buono; prima della tossicodipendenza c’è solitudine e inganno; prima degli scontri fisici ci sono parole violente, rancore, invidia, voglia di rivalsa. Cosa possiamo fare? Cosa ci insegna il Crocifisso?”.

Ed è proprio su questa domanda finale di senso che l’arcivescovo ha chiesto alla città di compiere un atto di responsabilità verso il futuro perché la ricorrenza del 400° anniversario della Calata dei Veli non resti soltanto memoria: “Carissimi fratelli e sorelle, - ha affermato l’arcivescovo - il Crocifisso ci invita a compiere questi due passi: affidare a Dio le ingiustizie che subiamo rinunciando alla malefica vedetta personale; e mostrare nella concretezza del nostro agire la fede in Cristo crocifisso e risorto. Basta con le belle parole, basta con le chiacchiere, che inevitabilmente diventano “curtigghiu”! Non fa così chi ama il Crocifisso!

Se vogliamo cambiare questa nostra città e instaurare il Regno di Dio, smettiamola con la doppiezza, i sotterfugi, la maldicenza; da adulti, mostriamo ai nostri figli che solo la verità rende liberi. Ai piedi del Crocifisso, - ha così concluso monsignor Isacchi - nel giorno esatto (11 aprile 1625) del 400° anniversario del giorno in cui Monreale si è affidata alla sua potente intercessione per essere liberata dalla peste, vi supplico di compiere un atto di responsabilità verso il futuro: basta con la violenza verbale!

Basta con la maldicenza, le menzogne e le calunnie che a Monreale mietono più vittime della peste, dell’omicidio, del femminicidio, degli abusi e della droga! È il curtigghiu il “velo” che nasconde e prepara l’uccisione di Dio e dell’amore.
Carissimi fratelli e sorelle, chiediamo al Crocifisso la grazia di essere liberati da questa peste che è madre di ogni violenza, che ha distrutto relazioni, famiglie, reputazioni, innescando vere e proprie guerre che lasciano sul terreno vittime innocenti, seminando rancore e bramosia di vendetta!
A Te, Patruzzu amurusu chiediamo la grazia, ma anche la forza di essere noi i primi costruttori del mondo nuovo, liberi da ogni violenza verbale per gustare la gioia di essere tuoi figli”.

 

· Enzo Ganci · Editoriali

MONREALE, 3 aprile – L’ingresso del sindaco Alberto Arcidiacono in Forza Italia, con tanto di comunicato stampa corredato di foto, mossa che mancava solo del crisma dell’ufficialità, segna un preciso spartiacque nella politica recente della nostra cittadina.

Edizione locale

Rubrica

Rubrica