Amarcord, quel successo all’Opera di Parigi con Mario Del Monaco

In coppia con Antonietta Stella sbancò il teatro parigino

In questa parte seconda del mio articolo dedicato al Teatro Massimo di Palermo, attraverso il mio vissuto di voce solista nel coro delle voci bianche, a partire dal 1959 fino al 1963, cercherò di rievocare alcune opere liriche che mi hanno particolarmente emozionato e coinvolto inverosimilmente.

Dopo Bohème e Turandot, impazzisco ancora per Otello, la Carmen e Tosca. Tullio Serafin, il più celebre direttore d’orchestra europeo, convinse la meravigliosa Antonietta Stella ad interpretare come soprano l’Otello di Shakespeare, in simbiosi artistica con Mario Del Monaco, Tenore senza rivali nel mondo della lirica. Dopo il successo strepitoso di Otello presso i maggiori teatri italiani, il Teatro Massimo di Palermo ebbe il privilegio di replicare Otello presso il Teatro dell’Opera di Parigi. Dopo l’adempimento delle liberatorie per i bambini del coro, mi ritrovai in piena estate a Parigi; avevo tredici anni tosti ed incoscienti, non temevo l’aereo ed ero fortemente curioso di vedere Parigi.

Mio padre era stracontento per il mio cachet finanziario in trasferta e m’imbottiva di sarde salate per potenziare la mia voce. Mia madre Angelina, eternamente timorosa, mi riempiva con il suo libretto d’istruzioni e consigli materni. Non dimenticherò mai la prima trasferta all’estero e peculiarmente a Parigi, dove mi attendeva la puttana moira del destino negli anni avvenire. Mario Del Monaco ed Antonietta Stella sbancarono il Teatro dell’Opera parigino! Un successo senza precedenti, riportato da tutti i maggiori quotidiani internazionali. Modulare la mia voce bianca ed intonarla alla grande in terra straniera, fu un’impresa dura e senza frontiere. Cantavo come un cigno, rivolgendomi al soprano: “Ti offriamo il giglio soave stelo, che in mano agli angeli fu assunto in cielo, è bella e fulgido manto è la gonna della Madonna e il santo velo”.
Gli altri bambini del coro, facevano da eco in sottofondo al mio canto. Quasi sempre il coro di voci bianche è utilizzato per aumentare la tavolozza dei colori sia timbrici che scenici. Scrive mirabilmente Fabio Pecci: “Sembra quasi che i bambini possano aumentare la verosimiglianza della scena rispetto alla storia che si sta svolgendo in palcoscenico. I cori dei bambini vengono utilizzati per alleggerire un tantino l’atmosfera generale e dare una nota di colore nelle trame tragiche delle grandi opere”. La mia era una voce naturale che si distaccava dal coro degli altri bambini e creava sempre un colore differente per tutta la partitura corale, con una differenza timbrica notevole. Continuerò ancora a cantare e demorderò mai.
Copyright © By Salvino Caputo