Girolamo Venero, la peste e Santa Rosalia, patrona di Monreale (1625)
Una ricostruzione dettagliata di un argomento perchè non cada e svanisca nell’oblio
MONREALE, 5 maggio – In questi giorni, mentre il popolo monrealese si ferma per celebrare la Festa del SS. Crocifisso, ogni rimando non può non evocare le gesta di un grande pastore di Monreale: l’arcivescovo spagnolo Girolamo Venero y Leyva, che può considerarsi per saggezza, santità e grandezza con un cuore pari “ai due Borromeo di Milano”!
È così che lo celebra il can. Gaetano Millunzi, per rendere omaggio ad uno dei grandi arcivescovi che ha guidato la Chiesa di Monreale negli anni tristemente famosi per la peste che nel 1624 mieté numerosissime vittime tra Palermo e Monreale. Egli riuscì ad arginare il contagio bubbonico che era giunto in Sicilia attraverso i mori, costruendo mura intorno alla Città, con fontane, edificando lazzaretti fuori le mura, stando in mezzo al popolo, assistendo e vigilando scrupolosamente, e per 7 mesi si riuscì a limitare il contagio. Si era affidato al Crocifisso per la salute del suo popolo, come aveva fatto anche in precedenza.
Infatti, nel maggio del 1622, a motivo della siccità che da mesi aveva reso aridi e infruttuosi i campi, aveva sperimentato l’intercessione prodigiosa dell’Immagine del SS. Crocifisso, che “fece portare con solenne pompa nella Madrice”, e dal momento in cui il simulacro entrò in Cattedrale per 8 giorni consecutivi piovve. Il Signore aveva ascoltato il grido del popolo, invitato dall’arcivescovo Venero a fare penitenza e ad implorare la sua misericordia.
Così avvenne anche l’11 aprile 1625, quando per la siccità e la minaccia della peste che imperversava a Palermo, l’arcivescovo fece portare in processione il simulacro del SS. Crocifisso fino alla Chiesa metropolitana, dal venerdì al sabato della settimana successiva, quando venne riportato nella sua chiesa (oggi Collegiata). In quei giorni e per gli 8 seguenti, la pioggia non cessò, con grande stupore del popolo e del Regno di Sicilia.
Ma quando sul finire del mese di aprile e i primi di maggio del 1625 la peste non si arrestava, l’arcivescovo Venero ricorse all’intercessione di Santa Rosalia. L’anno precedente il popolo palermitano aveva ritrovato miracolosamente le spoglie mortali della Vergine eremita sul Monte Pellegrino, e nel 1625 il card. Doria l’aveva eletta Protettrice di Palermo. Mons. Venero chiese per la sua Chiesa di Monreale una reliquia della “santuzza”, ed ottenne il femore attraverso il Vicario Generale di Palermo, Don Vincenzo Domenichi, fratello del monaco cassinese Don Michele, tesoriere della Metropolitana di Monreale. Questi, inviato dall’arcivescovo Venero con altri monaci ed altri uomini discese fino alle Porte della Città di Palermo, e a metà strada lo attendeva il fratello Vicario Generale, il p. Giordano Cascini (biografo di S. Rosalia) e molta nobilità con la Reliquia posta all’interno di un’urna d’argento.
La Reliquia fu accolta dal Vescovo alla Porta di San Michele (alla Rocca), che la venerò col bacio e la poggiò sulla fronte presentandola al popolo. Da lì si ordinò una processione per introdurre la Reliquia all’interno di Monreale: fu una festa solenne, segnata dal suono delle campane, dal rullo dei tamburi e allo squillo di trombe, dallo sparo dei mortaretti, attraverso grandi archi di fronde, emblemi e fiori che adornavano le strade, ed un arco pieno di rose e gigli. Il Venero la espose pubblicamente all’interno della Cattedrale, dove si cantò il Te Deum e con atto pubblico del 20 maggio 1625, rogato dal notaio Leonardo Corradi, al cospetto del clero e del popolo, i Giurati della Città e l’arcivescovo proclamarono la gloriosa Vergine Santa Rosalia Patrona e Protettrice della Città di Monreale. Si stabilì che si dovesse celebrare solennemente due volte l’anno: il martedì dopo Pentecoste, a ricordo di quando venne portata a Monreale, e il 4 settembre, giorno del suo dies natalis.
Nei 40 giorni successivi non si registrò più alcun contagio: così il 4 luglio 1625 la peste era stata debellata da Monreale per la carità eroica del Venero, la devozione al SS. Crocifisso e il Patrocinio della Vergine Santa Rosalia!
Nel Lazzaretto costruito fuori le mura di Monreale, nella “contrada della Monaca”, ovvero dove aveva dimorato Santa Rosalia nel suo peregrinare, lì sorse una cappella e poi, a metà del 1700 grazie al p. Alberto Greco Carlino, una Chiesa in suo onore.
Felice sorpresa fu quando nel luglio del 1629 venne rinforzata la terza trave della nave maggiore della Cattedrale, il cui ultimo tetto risaliva al XVI sec., in cui erano raffigurati dei santi, postumi alla costruzione del Duomo: San Domenico, San Francesco, S. Angelo e S. Alberto, e al centro entro una ghirlanda di rose il busto di Santa Rosalia col suo nome sotto, raffigurata con l’abito benedettino, con una corona a destra e una rosa a sinistra.
Sempre nel XVII sec. non mancheranno le composizioni poetiche e latine alla Santa Panormitana, da parte della Scuola letteraria del Seminario arcivescovile e dal monrealese Francesco Baronio Manfredi, eroico sostenitore dell’indipendenza siciliana e il più celebre poeta di Santa Rosalia.
Al di là del culto alla “Santuzza”, che a Monreale è quasi del tutto svanito, è bello vedere all’interno dell’Insigne Collegiata di Monreale, la presenza dei “Santi Patroni” della Città: una statua di San Castrense, una tela di Santa Rosalia e il simulacro del SS. Crocifisso!
* Rettore del Seminario Arcivescovile di Monreale
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