Non fornirono false prove, né alterato tabulati telefonici o prodotto false perizie in giudizio
PALERMO, 30 maggio- La Corte di Appello di Palermo, rigettando il ricorso presentato dalla Procura generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Palermo, ha assolto Francesco Paolo Di Paola e Veronica Lavore da tutti i capi di accusa perche il fatto non sussiste e per la Lavore anche per intervenuta prescrizione.
In primo grado Di Paola era stato condannato alla pena di tre anni di reclusione per i reati di calunnia, minacce condotte persecutorie in danno di Valentina Giunta e Veronica Lavore a due anni di reclusione a seguito di sentenza emessa dal Tribunale di Palermo il 24 gennaio 2022.
I difensori di Di Paola e Lavore, gli avvocati Salvino e Giada Caputo e Francesca Fucaloro presentavano appello. Contemporaneamente la Procura Generale presentava analogo atto di appello per chiedere la condanna anche per i capi di imputazione per i quali era intervenuta sentenza di assoluzione.
I fatti risalgono al 2015 e si inseriscono all’interno di una complessa vicenda che vede contrapposti Valentina Giunta e Rosario Basile. Di Paola e Lavore venivano accusati dalla Giunta di avere alterato tabulati telefonici, posto in essere condotte minacciose e vessatorie in danno della Giunta e di avere prodotto false prove per modificare il risultato di un giudizio in sede civile davanti al giudice del lavoro di Palermo. Oltre che avere creato falsi sms per screditare la figura della Giunta all’interno dell’Istituto di vigilanza di Palermo KSM.
I difensori, anche in sede di appello, hanno dimostrato l'infondatezza delle accuse mosse nei confronti di Di Paola e della Lavore, tesi condivisa dalla Corte di Appello di Palermo che ha assolto Di Paola perche’ il fatto non sussiste e dichiarato prescritto il reato contestato a Veronia Lavore.
“Si chiude dopo 7 anni – ha aggiunto Salvino Caputo – una dolorosa vicenda- che ha avuto per entrambi risvolti drammatici dal punto di vista psicologico e fisico”.