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Covisian e Almaviva, Musumeci al governo nazionale: «Nuova convocazione del Tavolo non più rinviabile»

| Caterina Ganci | Succede a Palermo

Il governatore si è rivolto ai ministri del Lavoro, Andrea Orlando, e dell’Economia, Daniele Franco, dopo aver ricevuto a Palazzo Orléans una rappresentanza dei 534 lavoratori

PALERMO, 20 maggio – «È necessario individuare subito un chiaro percorso che scongiuri la perdita del lavoro. La convocazione del Tavolo non è più rinviabile». È questo uno dei passaggi della lettera inviata dal presidente della Regione Nello Musumeci ai ministri del Lavoro, Andrea Orlando, e dell’Economia, Daniele Franco, dopo aver ricevuto a Palazzo Orléans una rappresentanza dei 534 lavoratori Covisian e Almaviva.

Prosegue la protesta dei lavoratori e delle lavoratrici Almaviva e Covisian, in presidio permanente, ormai da 17 giorni, a piazza Politeama, organizzato per chiedere l'apertura del tavolo al ministero sulla commessa Ita.
La compagnia aerea di bandiera, a metà aprile, ha disertato il tavolo convocato dal Governo, dando notizia di 150 assunzioni per chiamata diretta finalizzate a internalizzare il servizio.

«Il governo centrale - scrive Musumeci - non può rimanere inerte di fronte a una paventata tragedia sociale che metterebbe sul lastrico centinaia di persone, in una regione già fortemente provata sul piano occupazionale, e che costituirebbe un pericoloso precedente per le migliaia di siciliani impegnati nel comparto dei call center».
Nella nota, il presidente ricorda che già il 4 maggio scorso aveva sottolineato al ministro Orlando la necessità di una nuova convocazione del Tavolo. «Torno a rappresentare la massima urgenza, auspicando -conclude Musumeci nella nota - l'intervento coeso e decisivo delle Istituzioni governative a diverso titolo interessate, senza il quale non potrà impedirsi la degenerazione e l'estensione di una crisi occupazionale inaccettabile per i lavoratori e il nostro territorio».

La settimana scorsa i lavoratori e le lavoratrici hanno bruciato le schede elettorali. «Il diritto di voto - dicono i manifestanti - è un dovere civico e il dovere di chi ci rappresenta è fare rispettare le leggi dello Stato. Chiediamo il rispetto della clausola sociale così da garantire il lavoro per tutti i 543 lavoratori e le loro famiglie. Lo Stato non può rinnegare lo Stato. Per dare un segnale al nostro Stato, abbiamo deciso di lanciare un messaggio simbolico: bruciare le nostre schede elettorali per chiedere allo Stato di comportarsi da Stato e non rinnegare se stesso. Se chi ci rappresenta non fa il proprio dovere noi non faremo il nostro».

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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