Ipotesi che si verificherebbe se il sindaco eletto non dovesse avere la maggioranza in Consiglio comunale
MONREALE, 1 maggio – Per com’era ampiamente prevedibile, nessun candidato alla carica di sindaco ha ottenuto l’elezione sulla scorta dei risultati elettorali di domenica scorsa: e così il 12 maggio si confronteranno al ballottaggio Alberto Arcidiacono e Piero Capizzi, con una riedizione della sfida che li ha visti protagonisti cinque anni orsono.
La situazione che è venuta a crearsi in base all’esito del primo turno di votazione, peraltro, non consente di definire compiutamente la composizione del nuovo Consiglio comunale. Visto che in questi giorni gli argomenti più discussi sono quelli che riguardano i cosiddetti “apparentamenti” e l’eventuale attribuzione del premio di maggioranza, proviamo a chiarirci un po’ le idee in proposito.
Proclamata l’elezione del sindaco, verranno determinati i seggi spettanti alle diverse liste, con riferimento sia a quelle collegate ai candidati ammessi al ballottaggio, sia a tutte le altre, senza tuttavia considerare quelle che il 28 aprile non hanno ottenuto almeno 887 voti, non superando così la soglia di sbarramento del 5 per cento (In Autonomia e Libertà - UDC, #Oltre, Uniti per Monreale, Occupiamoci di Monreale e Monreale Bene Comune). Per effettuare questa operazione si utilizza il noto “metodo delle divisioni successive” ideato dal belga Victor d’Hondt.
Il premio di maggioranza (con l’assegnazione del 60% dei seggi consiliari, ossia 14 su 24) spetta alla coalizione che raggiunge il 40% dei voti: qui a Monreale questa circostanza non si è realizzata al primo turno e, quindi, il premio stesso sarà attribuito al vincitore del secondo turno, a meno che il candidato sconfitto - che entrerà di diritto in consiglio comunale - non abbia fatto apparentamenti che gli consentono di presentarsi al ballottaggio con una coalizione che raggiunge almeno il 50% dei voti.
A seconda di come andranno le cose, potrebbe anche verificarsi lo “strano caso dell’anatra zoppa”, espressione utilizzata per indicare le situazioni (comunque rare) in cui il sindaco eletto non dispone in Consiglio comunale di una maggioranza.
Tutto molto interessante. O forse no. La gran parte dei monrealesi probabilmente si appassiona ben poco a queste vicende ed a questi astrusi tecnicismi e meccanismi elettorali, preferendo in questi giorni “godersi la festa” e, soprattutto, sperare che il “Patruzzu amurusu” da tutti amato continui benevolmente a proteggere questa città, che ne ha tanto bisogno.