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Amministrative 2019, via alla carica dei 342

| Enzo Ganci | Politica

Rischio sbarramento, doppia preferenza di genere e ipotesi voto disgiunto

MONREALE, 3 aprile – Otto aspiranti sindaci, quindici liste collegate e 342 candidati al Consiglio comunale. Sono questi i numeri delle amministrative che a Monreale il prossimo 28 aprile (eventuale ballottaggio il 12 maggio) porteranno al rinnovo di tutte le cariche cittadine.

I candidati cercheranno di accaparrarsi i voti dei 32.868 aventi diritto (16.118 maschi e 16.750 femmine). Un numero di persone in lizza sostanzialmente in linea rispetto a cinque anni fa (erano 337), ma in flessione rispetto al 2009 quando candidati erano una vera e propria pletora: ben 473.
Quest’anno, però, i posti a disposizione in Consiglio saranno 24, anziché 30 come nella scorsa tornata. Sarà pesante, pertanto, ancora più di cinque anni fa, il problema del frazionamento del voto in una tornata, come quella amministrativa monrealese, dove spesso la scelta è trasversale e viene dettata più che da radicamenti politici, da logiche familiari o personali.


Anche quest’anno, così come cinque anni fa e così come vuole la legge elettorale, le liste dovranno fare i conti con lo sbarramento del 5 per cento. Un ostacolo, che rapportato al dato dei votanti delle ultime amministrative, si quantifica più o meno in poco più di mille e 200 voti. Tanti, se non di più, dovranno ottenerne le liste per sperare di avere una rappresentanza in Consiglio comunale.
Ed è proprio questo lo spauracchio dei candidati: quello magari di ottenere un buon risultato personale e poi, però, vederlo rendere nullo dal mancato superamento dello sbarramento della propria lista di appartenenza.
A Monreale, inoltre, per la seconda volta, si dovrà fare i conti la cosiddetta "doppia preferenza di genere", che impone la presenza in lista di rappresentanti di entrambi i sessi, nella misura minima di due terzi ed un terzo e che, per ogni singolo elettore, consiste, in termini pratici, nella possibilità di scegliere non uno, ma due candidati, purché questi siano di sesso diverso ed ovviamente, purché appartenenti alle stessa lista.
Da non sottovalutare, inoltre, la possibilità del cosiddetto voto disgiunto, vale a dire quello che vede la possibilità di votare un candidato al consiglio comunale di una lista e il sindaco appartenente ad uno schieramento diverso. Quest’ultimo aspetto è forse quello più temuto dai candidati sindaci, dal momento che diversi aspiranti consiglieri, pur di accaparrarsi la preferenza, sono pronti a “mollare” il proprio candidato sindaco davanti ad una ritrosia dell’elettore contattato. Tutte considerazione che gli addetti ai lavori hanno bene a mente e con le quali si confronteranno fino alla chiusura dei seggi.

 

 

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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