
È stata una storica insegnante di lettere. È stata festeggiata da amici, parenti ed ex allievi. LE FOTO e IL VIDEO
MONREALE, 15 aprile – C’è una nuova centenaria a Monreale. È la professoressa Anna Maria Zummo, per una vita autorevole insegnante di lettere in diverse scuole, tra cui la Guglielmo, dove ha prestato servizio tra il 1959 e il 1975 e il magistrale Regina Margherita di Palermo, sua sede di lavoro fino al 1990, anno del suo pensionamento.
È stata festeggiata dall’amministrazione comunale nella biblioteca “Santa Caterina”, dove si sono riuniti, parenti, amici ed ex allievi, che hanno voluto testimoniarle il loro affetto in occasione di questa importantissima ricorrenza. Il sindaco Alberto Arcidiacono le ha consegnato una pergamena a nome della cittadinanza. In precedenza a farle festa era stata pure la parrocchia di San Castrense, che le aveva dedicato una messa di ringraziamento.
Nel corso dei festeggiamenti, che documentiamo con alcune foto, la professoressa Zummo, classe 1925, ha voluto leggere un lungo messaggio di ringraziamento a tutti coloro che hanno avuto un ruolo nel corso della sua lunga vita, raccontando il suo percorso familiare e scolastico, senza alcuna esitazione e concludendolo con la recita a memoria dell’Infinito di Leopardi.
È stata la moglie di un’altra istituzione della scuola monrealese, il professore Paolo Mondello, scomparso da qualche anno. Ha avuto due figlie, Anna Maria e Giusy, due nipoti (Margherita e Susanna) e un pronipote, il piccolo Michele.
“Fare l’insegnante è stata la mia vocazione ed il mio sogno fin da bambina – ha detto fra le altre cose la neo centenaria – Durante la mia lunga carriera scolastica ho cercato in tutti i modi di appassionare ai temi della conoscenza e del sapere intere generazioni di ragazze monrealesi e di ragazze palermitane, educandole contestualmente ai veri valori della vita: rispetto, sacrificio, impegno, dedizione e perseveranza. Ma, soprattutto – ha aggiunto – ho cercato di trasmettere il mio amore per la cultura e per la lingua latina che è diventata infine la mia seconda lingua. L’insegnamento di tale lingua, considerata una lingua morta, infatti è fondamentale nella formazione dell’adolescente, in quanto serve a potenziare le capacità logiche-riflessive di chi la studia.
Ho dato tanto alla scuola, ho trattato le mie alunne (allora non esistevano classi miste) come se fossero le mie figlie, asciugando loro le lacrimucce dei loro primi amori, consigliandole e sostenendole nel periodo difficile dell’adolescenza. In cambio – ha concluso – ho avuto la gioia di vedere diverse mie ex alunne diventare brave insegnanti ed ho avuto la soddisfazione di vedere realizzati i sogni di molte allieve che sono riuscite a diventare ottime professioniste realizzate e perfettamente inserite nel mondo lavorativo, sociale e familiare”.
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