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Lorenzo Salamone e quella ''passionaccia'' per il giornalismo

| Enzo Ganci | Cronaca varia

La sua una vita dedicata al mondo dell'informazione

MONREALE, 23 maggio – “La nostra è una “passionaccia”, caro Enzo. Una di quelle che coltivi solo se hai il fuoco dentro. Diversamente, non avrai molti altri motivi per fare il giornalista”.

È un estratto di una delle tante conversazioni scambiate con Lorenzo Salamone, che oggi ci ha lasciati e che, con la sua scomparsa, ci lascia un'eredità ricca e pesante. Soprattutto per chi, come me, fin da bambino ha sempre desiderato essere parte attiva del difficile mondo dell'informazione, che, soprattutto negli ultimi anni, è tanto cambiato.
Gli articoli di Lorenzo sul Giornale di Sicilia li leggevo da bambino, perchè a casa mia il quotidiano di via Lincoln era un "must", dal momento che mio padre lo comprava ogni giorno e lo portava a casa di ritorno dal lavoro.

Li ho letti fino a qualche tempo fa, quando bambino non ero più da un pezzo, anzi ero da anni padre di famiglia e con i capelli di un altro colore. Un fatto che la dice lunga sulla presenza di Lorenzo nel mondo dell'informazione monrealese e sulla longevità della sua attività giornalistica.
Un'attività, come detto all'inizio, frutto di una passione, anzi di una ”passionaccia” che lo spingeva a ricercare la notizia, fosse importante o secondaria, in giro per il territorio.
Lorenzo apparteneva a quella generazione di cronisti che, senza il supporto dei social, così come avviene adesso, la notizia doveva andarla a cercare di persona, incontrando direttamente la gente e presenziando di persona sul luogo del fatto di cronaca. Così come suggerisce uno dei vecchi capisaldi della professione, così come ci hanno sempre insegnato i vecchi maestri di chi – come me – questa attività la conduce da anni.

Era l'epoca in cui, senza mail, whatsapp o piattaforme digitali varie, il pezzo lo si dettava al telefono ai dimafonisti o, nella migliore delle ipotesi (qualche anno dopo), lo si trasmetteva via fax. Quando di uffici stampa ce n'erano ben pochi e la routine della velina che ti arriva confezionata ed “impiattata” era tutt'altro che una realtà consolidata.
Se n'è andato il 23 maggio, nel giorno tradizionalmente dedicato all'affermazione del principio della legalità. Quella legalità che cercava con costanza a cominciare dai piccoli gesti quotidiani. Perchè ciò che muoveva l'azione di Lorenzo era il suo grande spirito di appartenenza alla comunità monrealese ed il suo senso civico.
Continue ed incalzanti le sue battaglie per un centro storico a misura d'uomo, anzi di passeggino, come scriveva sempre. Immancabile e più puntuale delle tasse, ad ogni incontro tra la stampa e le amministrazioni comunali succedutesi alla guida della città, la sua domanda su un piano viario diverso, che mettesse il pedone e più in generale il cittadino al centro del progetto. Il tutto con la grinta e l'entusiasmo di un ragazzo e non di un signore avanti con gli anni, magari disilluso e disincantato. Qualche tempo fa lo abbiamo rivisto volentieri sui social in dei video d'epoca, quando per TeleMonreale, era l'epoca a cavallo tra gli anni '80 e '90, intervistava, tra gli altri, Enzo Giangreco e Geppino Pupella, due protagonisti assoluti di quella stagione politica che di recente lo hanno preceduto nell'ultimo viaggio.

Le sue chiacchiere per strada o al circolo Italia sui mille aspetti della vita cittadina mancheranno a tutti. Così come ci mancheranno i suoi racconti sulla Monreale che fu. Da lassù, dove non c'è bisogno di fare battaglie civiche, perchè (dicono) che tutto sia in ordine, continuerà a leggerci, rallegrandosi - ne siamo certi - per le conquiste sociali e culturali che renderanno la nostra cittadina più bella. Proprio come vorremmo tutti, come avrebbe voluto anche lui.
Fai buon viaggio, Lorenzo. La terra ti sia lieve.

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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