Riprendono le processioni religiose? I vescovi di Sicilia: ''Sì se il 31 marzo cesserà l’emergenza''

L’intendimento oggi nel corso della sessione primaverile della Conferenza Episcopale Siciliana. Uno spiraglio per la processione del Santissimo Crocifisso di Monreale

PALERMO, 9 marzo – Uno spiraglio concreto di possibilità riguardante la processione del Santissimo Crocifisso di Monreale, in programma – come è noto – ogni 3 maggio, che non si tiene ormai da due anni, a causa della pandemia.

Le processioni in Sicilia, infatti, potrebbero riprendere, a partire dal 10 aprile prossimo, giorno della Domenica delle Palme, qualora il governo italiano, il 31 marzo revochi lo stato di emergenza. L’intendimento è venuto fuori nel corso della sessione primaverile della Conferenza Episcopale Siciliana, presieduta oggi dall’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, nella sua qualità di vicepresidente.

L’assemblea, tenutasi nella sede di corso Calatafimi a Palermo, che ha registrato la conclusione del mandato presidenziale di monsignor Salvatore Gristina, arcivescovo emerito di Catania, ha visto l’elezione di Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale, quale nuovo presidente.

I vescovi di Sicilia, inoltre, hanno fatto proprie le parole pronunciate domenica scorsa durante la recita dell’Angelus da parte di Papa Francesco a proposito del conflitto che si sta combattendo in Ucraina, unendosi all’appello del Santo Padre “perché cessino le ostilità e la parola possa tornare al dialogo per dirimere le divergenze nel rispetto della libertà e autodeterminazione delle nazioni”.

Su questo argomento, tra le altre cose, “quale gesto concreto di compassione col popolo ucraino, i Vescovi invitano tutti ad evitare i fuochi o le cosiddette “bombe pirotecniche” per le prossime feste pasquali (Domenica delle Palme – Pasqua).
Non si possono sparare i fuochi d'artificio mentre uomini e donne, anziani e, specialmente, bambini sono atterriti dal suono delle sirene e uccisi dalle bombe belliche. In segno concreto di solidarietà, si invita a convertire il corrispettivo dei fuochi pirotecnici in aiuti umanitari ai profughi che saranno accolti nelle nostre diocesi e nelle nostre città”.