Non era covid, ma psittacosi: cinque bambini salvati da due medici monrealesi

Il dottor Giacomo Marchese

I dottori Serena e Giacomo Marchese protagonisti di un difficile caso che ha coinvolto un nucleo familiare di Partinico

MONREALE, 19 marzo – I sintomi sembravano quelli ormai noti del Coronavirus, caratterizzati soprattutto da gravi difficoltà respiratorie. Ma ad aggredire cinque bambini partinicesi non era il Covid, ma una brutta forma di psittacosi che li ha tenuti pesantemente in scacco.

Fortuna, però, che la vera “identità” della malattia sia stata individuata in tempo, grazie soprattutto al prezioso intuito di due medici monrealesi: Serena e Giacomo Marchese (nella foto): padre e figlia, entrambi pediatri. La prima in servizio al Pronto Soccorso pediatrico dell'ospedale dei Bambini di Palermo, il secondo, ex pediatra di libera scelta del Comune di Monreale e adesso in servizio presso il Pronto soccorso pediatrico dell'ospedale di Partinico.
I fatti risalgono a qualche giorno fa, quando un bambino di 3 anni giungeva al Pronto Soccorso di Partinico per dispnea severa e desaturazione. Sintomi che, soprattutto in periodo di pandemia COVID-19, portavano ad analizzare proprio questo aspetto. Dal momento, però, che il piccolo non mostrava miglioramenti significativi dal punto di vista respiratorio (mentre era in corso il processo del tampone molecolare alla ricerca del SARS-COV2), veniva accompagnato in ambulanza da medico, infermiere e rianimatore all’ospedale dei Bambini di Palermo.

Lì veniva accolto dalla dottoressa Serena Marchese, che capiva la gravità della situazione e lo assisteva direttamente in sala rossa, vista la notevole dispnea, la cianosi periorale e la desaturazione (88%). Dopo diversi approcci terapeutici, veniva allertato il rianimatore con il quale si concordava il ricovero urgente in terapia intensiva. Il bambino, inoltre, visto il peggioramento clinico, veniva intubato. Frattanto giungeva l'esito negativo del tampone molecolare, che rendeva necessaria un’altra diagnosi.
Nel frattempo, dopo 24 ore giungeva un’altra bimba di 2 anni, sempre al Pronto Soccorso di Partinico per dispnea moderata, e veniva visitata dal dottor Giacomo Marchese.

Questi eseguiva un’attenta anamnesi familiare per escludere che ci fossero fattori di rischio ambientali e notava che, da circa una settimana, la famiglia aveva comprato dei pappagalli e che aveva avuto una riunione di famiglia qualche giorno prima la comparsa della sintomatologia respiratoria.
A questo punto, nel sospetto di un’antropo-zoonosi, contattava la figlia Serena, con la quale veniva fuori il sospetto di Psittacosi, malattia trasmessa per inalazione di escrementi secchi di un batterio “Gram negativo” chiamato Chlamydia Psittaci. Il sospetto diagnostico veniva confermato, sia dopo l'esame sierologico del primo paziente, che dopo il cosiddetto “BAL” (broncolavaggio alveolare).
A seguire, giungevano, sempre al Pronto Soccorso di Partinico altri 3 bambini (cugini e fratello) di età rispettivamente 2, 8 e 10 anni con tosse e dispnea lieve, di cui solo il più piccolo veniva ricoverato in reparto di Pediatria a indirizzo pneumologico all’ospedale dei Bambini di Palermo.
Nell’uomo, questo germe causa una polmonite interstiziale con un andamento molto grave, se non trattato precocemente. Tutti i bimbi descritti avevano tosse, dispnea e un quadro clinico di bronchite dispnoizzante, ed alla radiografia del torace un’interstiziopatia.

L’attenta anamnesi, la fortuita coincidenza del confronto tra i due sanitari (padre e figlia) e la precoce diagnosi e terapia mirata, hanno permesso di salvare i cinque bambini e di prevenire la grave malattia anche negli altri (fratelli e cugini) che si sono recati successivamente al Pronto Soccorso, consci del pericolo e con sintomi fortunatamente ancora sfumati.
“Durante la pandemia COVID-19 – affermano i due medici – non bisogna soffermarsi sulla sospetta polmonite da Coronavirus, ma bisogna approfondire l’anamnesi, per prevenire altre malattie respiratorie altrettanto gravi. E’ necessario sempre informarsi sulla possibile presenza di fattori di rischio ambientali e pensare alle antropo-zoonosi, seppur rare in pediatria. Attenzione agli animali domestici – dicono ancora – non sempre innocui, come pappagalli e uccelli in gabbia, conigli e animali da fattoria (suini, ovini, bovini). Questi casi sono in corso di studio con l’Ospedale Spallanzani di Roma”.