Una presenza costante nella vita della città dai tempi dei Savoia ai nostri giorni
MONREALE, 23 maggio – Il circolo di cultura “Italia” ha già raggiunto i 120 anni della sua storia. Un sodalizio, quindi, che ha scandito ed accompagnato la vita sociale e culturale della cittadina, ribadendo la sua centralità all'interno di essa.
Oggi, in occasione di questa ricorrenza, il circolo di piazza Vittorio Emanuele 4 rinnova l’invito ad associazioni, artisti di varia entità, ma anche insegnanti e cittadini di varia professionalità e mestieri, di farne parte.” La porta è sempre aperta – dice il presidente Claudio Burgio - per chi vuole entrare”. Tutto per avere anche in visione i problemi di Monreale da dibattere quando lo si ritiene opportuno per migliorare le condizioni della a nostra città al cospetto delle migliaia di visitatori che scelgono di spendersi per raggiungere la città di Guglielmo e il suo singolare capolavoro.
Ma quando nacque il Circolo di Cultura “Italia”? Fu fondato alla fine del 1800. Già in Sicilia ,dopo gli avvenimenti storici tumultuosi in Italia,negli ultimi anni del secolo, avvenuti per conflitti sociali e politici e con l’uccisione del Re Umberto I , incominciarono a sorgere i primi Circoli dei Civili. E poteva ciò essere fatto in quanto era salito al trono Vittorio Emanuele III nel 1900 ed erano stati chiamati a guidare l’Italia Giuseppe Zanardelli come presidente del Consiglio e Giovanni Giolitti come Ministro dell’Interno . Quest’ultimo divenne Presidente nel 1903, così, tornando ai Circoli, erano chiamati i sodalizi ,dove si riunivano uomini con una cultura ritenuta apprezzabile per quei tempi e con censo che avrebbero dovuto costituire il ceto dominante della città. Erano, insomma, i Circoli dei cosiddetti galantuomini. Anche a Monreale, nella stessa sede dove, ancora oggi, si radunano gli associati, sorse il Circolo dei Civili, che venne chiamato “Umberto I “ da un gruppo di uomini ,allora giovanotti, con il cavaliere Gaetano Leto ,l’avvocato Vincenzo Termini, il sacerdote Stefano Morello, il professor Castrense Di Dio ed altri che aderirono dopo l’apertura alla nuova comunità, non soltanto per passare le loro ore libere, ma anche per esprimere le personalità allora più in vista per il governo della città e per le altre istituzioni esistenti nella cittadina. Dal 1900 al 1918 il circolo fu retto da un comitato. Dopo l’avvento del fascismo le cose cambiarono ed alcuni di questi uomini che costituivano l’asse portante della comunità, o per trasformismo o per motivi ideologici, tennero un codice comportamentale diverso, anche perché tutto doveva procedere dall’alto.
Durante il fascismo il circolo si chiamò “Savoia” ,anche durante questo periodo i soci, per statuto ,dovevano possedere un certo titolo di studio, oppure il censo. Durante la seconda guerra i locali del Circolo servirono al Comune per gli uffici addetti alla compilazione e distribuzione delle carte annonarie. A presiedere il circolo ,dopo la guerra ,fu nominato l’ingegnere Antonino Cangemi ,il quale svolse la sua attività in maniera accettabile e proficua a favore del sodalizio, chiamandolo “Italia”. In questo periodo entrarono a far parte del circolo anche i giovani che avevano altre idee. Dopo la presidenza dell’avvocato Giuseppe Pensato, venne nominato presidente il professor Vincenzo Lo Coco, che guidò il circolo per moltissimi anni, lo statuto rimase nelle linee generali come prima, ma venne introdotta la parola “Cultura “. Lo statuto ,nel 1966 ,subì dei cambiamenti e si propose dall’allora presidente professore Ignazio Demma – la proposta venne accettata dall’assemblea –di chiamare sempre il sodalizio “Circolo di Cultura Italia “ ,ma di abolire la dizione che potessero entrare soltanto quelli che possedevano un titolo di studio o il censo ,ma tutti, purchè avessero una condotta morale irreprensibile.
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