La presenza di Tommaso Becket nel duomo di Monreale

L'immagine di Tommaso Becket è la seconda da sinistra

La sua effigie compare fra i tanti mosaici bizantini

MONREALE, 17 gennaio – Tra le figure di santi che hanno impreziosito gli spazi musivi del duomo di Monreale, oltre a santi cattolici e greci, ha trovato posto un santo inglese. A tale proposito bisogna ripartire dal vicolo del Lombardo, che congiunge la via Vittorio Emanuele con la piazzetta dei Sette Cannoli, dove si apre il modesto ingresso di una piccola chiesa da molto tempo chiusa al culto, spoglia di ogni suo arredo e oggi adibita a magazzino.

E’ inserita nell’antica dimora che appartiene ancora ai Papè, principi di Valdina, nella via del Protonotaro, e vi si accede anche dal cortile dello stesso palazzo. La chiesa è dedicata a San Tommaso di Canterbury. C’è da chiedersi come mai a Palermo sia stata dedicata una chiesa a questo santo di nazionalità inglese. A tal proposito è necessario ricordare, sia pur brevemente, la vita di Tommaso Beckett, che fu prima cancelliere del sovrano d’Inghilterra Enrico II e successivamente arcivescovo di Canterbury. Nato a Londra il 21 dicembre 1118, dopo avere studiato nella città natale e a Parigi, entrò a servizio di Teobaldo, arcivescovo di Canterbury, che lo mandò a perfezionarsi nel diritto a Bologna. Nel 1155 Enrico II lo nominò suo cancelliere e, alla morte di Teobaldo (1161), fu ordinato prete. L’anno successivo, nonostante la sua riluttanza, cedendo alle insistenze del re, accettò di divenire primate di Canterbury. Mentre Tommaso da cancelliere era stato esitante nel difendere le prerogative della Chiesa, non appena consacrato vescovo, rinunziò al cancellierato e si battè strenuamente per l’esenzione del clero dall’influenza politica, attirandosi l’odio del re. Nel 1164 dovette abbandonare l’Inghilterra e si recò in Francia, mentre in Sicilia trovarono rifugio suoi amici e parenti ,anch’essi costretti a lasciare la loro patria, come risulta dalla seguente lettera che Tommaso Beckett inviava alla regina Margherita, vedova di Guglielmo I, reggente del regno a nome del figlio Guglielmo II ,ancora in minore età “… abbiano contatto verso di voi un gran debito di gratitudine e vi ringraziamo di tutto cuore per quanto avete fatto per i nostri parenti; quei poverelli in Cristo sono fuggiti nelle vostre terre per sottrarsi a colui che li perseguita e li hanno trovato consolazione …”.

Nel 1170, riconciliatosi con Enrico II, ritornò in Inghilterra, ma il riavvicinamento non fu sincero, perché il re indusse due cavalieri ad assassinarlo il 22 dicembre di quello stesso anno, proprio all’interno della cattedrale di Canterbury. Poco tempo dopo fu canonizzato e la sua tomba divenne meta di continuo pellegrinaggio.
La devozione per Tommaso, vescovo martire di Canterbury, si diffuse rapidamente per tutta l’Europa, giungendo anche in Sicilia dove ancora erano rifugiati alcuni suoi amici e parenti che, secondo la tradizione, gli avrebbero dedicato una piccola chiesa nell’antico quartiere molto modesto, considerate le limitate possibilità economiche degli esuli inglesi. In verità, la più antica notizia certa di questa chiesa risale al 1439, come si rileva dal “ruolo dei tonni” di quell’anno dove si legge: Pro ecclesia S. Thomae Contuberni p.1 , ossia il beneficio di ricevere annualmente un tonno pescato nelle tonnate della costa palermitana . La chiesa rimase poi inglobata nel palazzo che appartiene dapprima alle famiglie Leofante, Alliata, Affitto e Opezzinga per passare nel Cinquecento ai Galletti, baroni di Fiumesalato, successivamente agli Spinola e infine ai Papè principi di Valdina.


Nel 1718, poiché la chiesa era in gravi condizioni statiche, venne del tutto rinnovata ed è quella che è pervenuta sino ai nostri giorni. Al suo interno era l’altare maggiore con un quadro raffigurante San Tommaso Cantuariense e un tabernacolo ricco di pietre dure. A destra e a sinistra, si trovavano altri due altari dedicati rispettivamente al Crocifisso e all’immacolata Concessione e annualmente, il 29 dicembre, il Santo vi veniva ricordato. La memoria siciliana di S. Tommaso non si limitò soltanto a questa piccola chiesa, poiché tra i mosaici del duomo di Monreale possiamo notare anche la sua immagine, chiaramente indicata con la scritta Scs .Tomas Canturi . (Sactus Thomas Canturiensis ). Come mai il ritratto dell’arcivescovo martire trovò posto nel rivestimento musivo di quel duomo? Occorre tenere presente che Guglielmo II, dopo una serie di complesse vicende, aveva sposato la terzogenita di Enrico II, l’appena undicenne Giovanna, proprio la figlia dell’acerrimo nemico di Tommaso Becket e mandante di quell’atroce delitto. Sembra che la regina Giovanna abbia nutrito una particolare venerazione per questo martire ed è quindi probabile che, per riparare personalmente agli errori commessi dal padre, abbia suggerito al marito di commemorare il vescovo martire in questo modo. Così, la ieratica immagine di Tommaso Becket di Canterbury è raffigurata tra i mosaici del duomo di Monreale, forse anche a testimoniare l’ospitalità offerta dalla terra di Sicilia ai suoi familiari.