Una nutrita delegazione di monrealesi in visita da Papa Francesco. LE FOTO
ROMA, 1 ottobre – E’ stata un’ora e mezza a dir poco intensa. Un’ora e mezza di quelle che - si può anche campare cent’anni – difficilmente potrà essere dimenticata. Con la sua semplicità disarmante e col suo carisma immediato, Papa Francesco ha accolto ieri pomeriggio in Vaticano la comunità monrealese che si è recata a fargli visita.
L’incontro si è tenuto nella “Sala del Fungo”, nel complesso di Santa Marta a due passi da piazza San Pietro, dove il Pontefice suole tenere numerosi dei suoi appuntamenti e dove la comunità della parrocchia di Santa Teresa del Bambino Gesù, composta da poco più di un centinaio di fedeli, compresa una nutrita schiera del clero della diocesi monrealese, ha avuto il privilegio di ascoltare “de visu” le parole del Pontefice, come sempre semplici, ma cariche di significato.
Puntualissimo, alle 13 in punto, come concordato, benchè pieno di impegni istituzionali, il Papa ha fatto il suo ingresso nel salone, accolto da un grande applauso, ascoltando con interesse e con pazienza i messaggi che il gruppo ha voluto portargli, per illustrargli la vita di una comunità parrocchiale “di periferia”, di quella periferia tanto cara al Papa argentino, sempre presente nelle sue azioni e soprattutto nelle sue preghiere.
“Anfitrione” dell’incontro il parroco di Santa Teresa, don Enzo Bellante, che ha presentato al Pontefice, uno per uno, i componenti della delegazione, ma soprattutto la molteplice e variegata realtà parrocchiale, che costituisce un efficace spaccato della realtà monrealese e siciliana. Il gruppo, peraltro, era assai composito, fatto da persone di diversa estrazione sociale, del quale facevano parte pure ammalati o gente che ha tanto sofferto per motivi personali o familiari: dai genitori di uno dei ragazzi scomparsi a Pioppo, poco meno di un anno fa in un incidente stradale, a persone che hanno perso il coniuge. Toccante, a questo proposito, la testimonianza di Francesco Urso, insegnante del liceo artistico di Monreale, che tanti anni fa ha perso la moglie, trovando nella fede nella Chiesa la sua forza per andare avanti e superare le grandi difficoltà della vita.
Papa Francesco ha ascoltato tutti con attenzione, fornendo a tutti, magari anche sotto la forma “immediata” dell’aneddoto bonario, esortazioni preziose. La comunità di Santa Teresa, inoltre, lo ha simpaticamente invitato a Monreale per visitare il duomo e pregare insieme a lui al suo interno. Uno dei momenti più belli in assoluto è stato poi quello in cui sono stati protagonisti i bambini che il Santo Padre ha abbracciato, rispondendo alle loro domande, anche impertinenti, tipiche dell’età. “Ma tu non ti stanchi di fare il Papa?” ha chiesto uno di loro a Bergoglio. “Chi lavora si stanca – ha risposto il Pontefice – Io mi preoccuperei se dicessi che non mi stanco mai. Vorrebbe dire che non ho lavorato”. “Se non avessi fatto il Papa, cosa avresti fatto?” Ha domandato poi un altro bambino. “Prima facevo il vescovo e prima il prete, ma prima ancora facevo il chimico”.
Immancabile, ovviamente, la lunga teoria delle foto e dei selfie, cui il Pontefice si è sottoposto, dispensando sorrisi, pacche sulle spalle e, come sempre, una parola buona. Sua Santità, inoltre, ha ricevuto l’omaggio di due realtà sportive monrealesi, ricevendo la maglia del Monreale Calcio a 5 ed autografando il pallone della Primula, squadra di volley femminile.
Alla fine, prima del congedo, e dopo la consegna di alcuni doni, una foto di gruppo nella grande e maestosa aula Paolo VI, dove Papa Francesco tiene le sue udienze pubbliche del mercoledì. Il Pontefice, congedandosi, ha manifestato la voglia di ripetere l’incontro non appena i suoi impegni saranno un po’ meno gravosi. Chissà che questo incontro non possa tenersi a Monreale…
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