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I pupi raccontano: Piero Scalisi puparo per passione

| Benedetto Rossi | Cronaca varia

A bottega dal maestro, il padre Ciccio Scalisi

MONREALE, 15 luglio – Puparo per mestiere, Piero Scalisi palermitano doc e figlio d’arte realizza i paladini guidato da una passione e da un grande entusiasmo, ma soprattutto da un profondo amore per la Sicilia.

Settantanove anni compiuti il 3 marzo scorso, Piero Scalisi costruisce pupi da più di sessant’anni, sempre con lo stesso amore dei primi anni, quando fin da ragazzo prese in mano i primi pezzi di legno sparsi nella bottega del padre Francesco, costruttore di pupi. Lo immagino mentre gioca con i ferri da lavoro, tra ossature e teste di legno, scudi e corazze appena sbalzate dal puparo.

Grazie agli insegnamenti del padre, sin da ragazzo si è dedicato alla costruzione dei paladini di Francia adoperando le antiche tecniche apprese in bottega. I suoi pupi molto caratterizzati sono curati con gusto e di grande impatto scenico.

L’ho incontrato nella sua casa di Palermo, in un caldo pomeriggio vicino al luogo, dove fino a qualche anno fa aveva la sua bottega di puparo in via Pindemonte, per scambiare una lunga e interessante conversazione. Dialogare con il maestro Piero è un vero piacere, ascoltare il racconto degli inizi della sua esperienza, del suo mestiere, della sua passione è davvero emozionante, trapela dai suoi occhi, dalle sue parole l’amore per la sua terra. Mentre la conversazione scorre sul filo dei ricordi con una pacatezza di un uomo d’altri tempi, la cui modestia è ammirevole, egli manifesta un entusiasmo che lascia il segno e, nello stesso tempo un senso di malinconia, quando ricorda i momenti trascorsi con mio padre, cui era legato da profonda e fraterna amicizia. Anche per me non è facile ascoltare le parole del maestro Piero Scalisi che, considero uno di famiglia, perché mio padre raccontava spesso della sua esperienza giovanile di allievo e dell’accoglienza che aveva ricevuto presso la famiglia del maestro. Al maestro Scalisi rivolgo alcune domande per iniziare la conversazione:

Quando ha cominciato a costruire i primi pupi?

Scalisi.Tutto iniziò quando avevo dodici anni, nella casa bottega di mio padre, per gioco cominciai a dare i primi colpi di martello su un pezzo di rame, imitando mio padre che, mi seguiva con attenzione. La casa bottega di mio padre era per me un luogo magico, pupi appesi ai muri, vecchie foto di pupari, ritagli di giornali, scene di duelli dipinti su tela, armature e pezzi di legno sparsi dappertutto, mentre curioso e affascinato scrutavo ogni angolo della bottega, sentivo già da allora, un’attrazione verso il mondo dei paladini.

Quanti e quali pupari ha conosciuto durante la sua lunga carriera?

Scalisi. “Durante il trascorrere degli anni ho conosciuto molti pupari da Francesco Sclafani a Peppino Celano che, collaboravano con mio padre affidandogli la realizzazione dei pupi per i loro teatrini.

Per un periodo sono stato in società con i pupari Nino Cacioppo e Rocco Lo Bianco, ho collaborato inoltre, con Carmelo Di Girolamo che considero in assoluto il più bravo costruttore di pupi. Nella casa bottega di mio padre, posta nella piazzetta San Salvatore ho incontrato Enzo Rossi presentatoci dal commendatore Francesco Sclafani, negli anni ’50 frequentava il laboratorio e, presto diventammo grandi amici, dato che entrambi condividevamo la stessa passione per i paladini. Enzo aveva un grande rispetto e un'ammirazione per mio padre che, considerava oltre che un maestro, poiché gli aveva trasmesso tutti i segreti del mestiere, anche come un padre”.

La lezione del maestro per la costruzione dei pupi ha assunto nel corso degli anni, in entrambi gli allievi, simili elementi distintivi in fatto di eleganza e sobrietà.

Nella società di quegli anni, don Ciccio Scalisi era tenuto in gran considerazione per la sua bravura, tanto da meritarsi il don premesso al nome e la stima dei suoi colleghi pupari, poiché depositario di un mestiere che contava pochi valenti artigiani.

Da dove nasce nella sua famiglia la passione per la costruzione dei pupi?

Scalisi. “Mio padre aveva lavorato nell’officina di mio nonno, uno dei primi costruttori di biciclette con le ruote anteriori enormi per intenderci e, fabbro esperto nella lavorazione del ferro battuto, avendo avuto in regalo un pupo e spinto dalla curiosità e dalla voglia di imitarne la costruzione, smontandolo e rimontandolo, aveva cominciato a realizzare i primi paladini”.

Il puparo Piero Scalisi, l’arte l’ha nel sangue, nipote del grande attore Ciccio Ingrassia cui era molto legato e che, spesso andava a trovare nella sua casa a Roma ha recitato per il teatro dei pupi con un teatrino itinerante, raccontando le storie dei paladini di Francia e altri poemi cavallereschi.

La costruzione dei pupi siciliani, prima in via Colonna Rotta insieme al padre e, dal 1970 in poi divenne la sua professione ininterrottamente fino a qualche anno fa, quando raggiunta la pensione ha ceduto i ferri del mestiere e alcune scene del teatrino al giovane puparo Salvo Bumbello.

Una professione quella del puparo, molto impegnativa e poco sostenuta dalle istituzioni che, nonostante il riconoscimento dell’Unesco, ha registrato il frequente abbandono di bravi pupari costretti a ricercare altre fonti di sostentamento in ambiti lavorativi completamente diversi. Egli stesso riferisce di aver avuto collaboratori costretti a intraprendere altri mestieri.

Dove si possono ammirare i suoi pupi?

Scalisi. “I miei pupi sono esposti al Museo delle Marionette Antonio Pasqualino e in diverse collezioni pubbliche e private. Ho realizzato inoltre, armature per il Teatro Biondo di Palermo, il Teatro San Carlo di Napoli e molti paladini per il teatrino dell’opera dei pupi di Giacomo Cuticchio”.

Ha avuto un suo teatrino e adesso dove si trova?

Scalisi. “Ho eseguito l’attività di oprante in tanti spettacoli dell’opera dei pupi con un teatrino che portava il mio nome, tenendo alta la bandiera delle nostre tradizioni e ho collaborato con i più famosi pupari di Palermo.

Ha partecipato a due rassegne dell’opera dei pupi svoltesi negli anni 1975 e 1976 con la compartecipazione di teatrini catanesi e napoletani.

Ha preso parte alla manifestazione denominata “Porte aperte” del 1999 mettendo a disposizione il mio laboratorio e la mia esperienza per la visita alle botteghe artigianali dei pupari e ai teatrini dell’opera dei pupi presenti nella provincia di Palermo. Ho ceduto alcune scene e gli attrezzi di lavoro al giovane Salvo Bumbello figlio di Luciano, anch’egli puparo e mio amico, scomparso prematuramente.

Qual è il paladino che preferisce maggiormente e, che ha costruito con più amore?

 Scalisi. “Il paladino che amo maggiormente è Ruggiero dell’Aquila, ne ho costruiti tantissimi e di misure diverse, e poi mi rattrista la sua tragica fine, viene ucciso a tradimento mentre dorme dal perfido Gano di Magonza, ecco perché forse costruendolo e facendolo muovere sulla scena lo faccio rivivere sempre”.

Instancabile sostenitore del teatro dei pupi e, del mestiere di puparo ha sempre incitato i giovani a intraprendere l’arte delle marionette, tenendo lezioni e brevi dimostrazioni presso gli istituti scolastici della Sicilia, riscuotendo molti apprezzamenti. Per tanti anni, durante le festività natalizie ha realizzato spettacoli dell’opera dei pupi, con un teatrino smontabile in via Notarbartolo, avvalendosi della collaborazione di mio padre.

Il maestro Piero Scalisi ha coltivato un mestiere che, a torto non ha avuto il meritato riconoscimento, con la passione e l’amore per un’arte antica che, ancora oggi, grazie alla tenacia di uomini della sua caratura riesce ad accendere passioni e parlare al cuore dei siciliani.

Le foto della gallery sono state gentilmente concesse da Gianni Lombardo, che ringraziamo

· Enzo Ganci · Editoriali

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