Aveva peraltro due condanne passate in giudicato sempre per lo stesso argomento
MONREALE, 27 marzo – A tradirlo sono state le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza di una villetta. Analizzandole, i carabinieri di Monreale sono riusciti a dare un nome ed un volto al “piromane” che quel torrido 17 agosto del 2020 appiccò il fuoco al bosco di Casaboli, poco sopra la frazione di Pioppo.
Fu un inferno che ancora a Monreale ricordano bene, che durò 72 ore e che mandò in cenere ben 85 ettari di bosco, assestando un colpo mortale ad uno dei polmoni verdi più grandi del comprensorio monrealese.
Adesso il tribunale collegiale di Palermo, come riporta il Giornale di Sicilia di oggi, ha condannato a 7 anni di reclusione, con l'aggravante del danno grave e persistente all'ambiente, al risarcimento alle parti civili ed al pagamento delle spese legali, Calogero Marceca, oggi 86enne, che era accusato di avere appiccato l'incendio.
Era lui al volante di quella Panda che si fermava nelle piazzole del bosco, poco prima che divampasse il rogo. Il lavoro di indagine dei militari è stato certosino ed è stato in grado di ricostruire minuziosamente le fasi di quel giorno funesto per il bosco monrealese.
A giocare contro Marceca, oltre alle immagini e ad alcune escussioni, il doppio precedente, sempre per incendio doloso, che gravava sul capo dell’anziano, che “vantava” due condanne passate in giudicato sempre per lo stesso motivo. Il tribunale, inoltre, ha escluso l’infermità mentale dell’imputato.
Nel processo erano stati ammessi come parte civile anche il comune di Monreale, assistito dall’avvocato Nelson Sciortino e Legambiente Sicilia, con l’avvocato Daniela Ciancimino. L’associazione ambientalista si è vista riconoscere un risarcimento da ottomila euro, mentre quello spettante al comune di Monreale dovrà essere quantificato in sede civile.