Ricostruiti i suoi rapporti con i Badalamenti
PALERMO, 29 agosto – E' divenuto definitivo, a seguito di rigetto del ricorso in cassazione, il decreto di confisca definitiva dei beni, emesso, su proposta del Procuratore della Repubblica di Palermo, dal localeTribunale-Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di Andrea Impastato nato a Cinisi e deceduto nel 2022, per un valore complessivo stimato di oltre 150 milioni di euro.
Le indagini patrimoniali, avviate dalla Polizia di Stato, hanno permesso di ricostruire il patrimonio illecito di cui l'uomo risultava poter disporre direttamente o indirettamente, anche attraverso l'individuazione della sua posizione economica e finanziaria sia sotto l'aspetto statico che dinamico.
L'attività di indagine è stata indirizzata principalmente alla verifica di eventuali profili di sproporzione esistenti tra il patrimonio disponibile e il correlato profilo economico e finanziario anche in relazione alla platea di prestanome e fiduciari, principalmente reclutati all'interno del suo nucleo familiare, che gli hanno consentito, nel tempo, di realizzare un "impero economico" costituito da numerose imprese operanti nel settore edile, in quello dei trasporti, dell'estrazione del materiale da cava, del turismo, nonchè da numerosi beni immobili.
Andrea Impastato è figlio di Giacomo detto "u sinnacheddu", esponente mafioso di spicco della famiglia di Cinisi, in costante relazione con i noti Badalamenti, e fratello di Luigi, già indiziato mafioso ed ucciso a Palermo a colpi d'arma da fuoco nel corso di un agguato di mafia il 22 settembre 1981.
Il 2 ottobre del 2002 Impastato viene arrestato per associazione per delinquere di stampo mafioso al termine di una lunga ed articolata indagine antimafia della Squadra Mobile di Palermo, volta a sradicare un sodalizio criminoso fattivamente impegnato ad amministrare e gestire patrimonio corleonese.
L'imponente attività di indagine sviluppata dalla Squadra Mobile di Palermo nelle operazioni antimafia ha fatto emergere una serie di contatti di Impastato, sia personali che economici, con numerosi personaggi di spicco di Cosa Nostra, quali Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo.
Trai i beni (siti tra le province di Palermo e Trapani), oggetto della misura ablatoria, che oggi diventano proprietà dello Stato, emergono: numerose unità immobiliari, una cava, beni agricoli tra cui numerosi appezzamenti di terreno ricadenti nelle provincie di Palermo e Trapani, complessi industriali di oltre 50 mila Mq., una grossa struttura alberghiera in una località di elevato interesse turistico (San Vito Lo Capo), e numerose società, attive nel settore turistico, commerciale, edilizio e dei trasporti, oltre a rapporti bancari e finanziari.