La Procura della Corte dei Conti non chiede appello, si chiude definitivamente la questione leaseback

Oggi sono scaduti i termini, dopo la sentenza di prescrizione dello scorso mese di aprile

MONREALE, 9 luglio – Si scrive la parola fine sulla spinosa cosiddetta questione “leaseback”, che vedeva coinvolti ben 36 soggetti, tra ex amministratori ed ex dirigenti del Comune, chiamati a rispondere davanti alla Procura regionale della Corte dei Conti per danno erariale.

Dopo la sentenza di prescrizione, (fatta da ben 133 pagine) pronunciata dalla sezione giurisdizionale della Corte de Conti per la Regione Siciliana, presieduta da Salvatore Chiazzese (Sergio Vaccarino giudice e Gioacchino Alessandro giudice relatore), il piemme non ha ritenuto di procedere in appello, vista la sentenza in questione ed oggi sono scaduti i termini.
Un peso di rilievo, verosimilmente, ha avuto la relazione tecnica determinante per la ricostruzione dei fatti, sia storicamente per il contesto ormai risalente a 20 anni fa che per lo stesso contesto normativo.

Si chiude, pertanto, definitivamente la vicenda che riguardava Toti Gullo (sindaco all’epoca dei fatti); i suoi assessori, che con il primo cittadino votarono gli atti di bilancio, Roberto Gambino (vicesindaco), Stefano Gorgone, Tony Pantuso, Mariella Petrotta, Fabio Sciortino, Gaetano Sirchia, Antonino Fundarò, Giuseppe Leto, Giuseppe Magnolia, Mimì Palma, Toti Zuccaro.

In qualità di consiglieri comunali del tempo erano starti rinviati a giudizio quelli che votarono le delibere che votarono relative all'operazione lease-back, e cioè: Fabio Billetta, Giuseppe Bono, Giovanni Brusca, Claudio Burgio, Piero Capizzi, Vincenzo Cassarà, Vittorio Di Salvo, Mimmo Gelsomino, Enzo Giangreco (nel frattempo deceduto), Filippo Giurintano, Marco Intravaia (zio dell’attiale deputato regionale), Massimiliano Lo Biondo, Pippo Lo Coco, Girolamo Mondello, Roberto Oddo, Giovanni Schimmenti, Fortunato Segreto, ed Angelo Venturella.
I dirigenti comunali che firmarono gli atti: Antonino Sciacchitano, Gaetano Scalici, Fabrizio Dall’Acqua ed Elena Conti. I componenti del collegio dei revisori: Marcello Barbaro e Giovanni Carlotta

Grazie a quel provvedimento il comune incamerò dalla banca Carige con sede a Genova la somma di 8.553.565,70 euro, da restituire con un canone anticipato di 1.454.106,17 euro e 39 canoni semestrali da 203.902,78 euro ciascuno, oltre iva. Un modo – fu la logica di quel provvedimento – per dare ossigeno alle boccheggianti casse comunali, intascando una somma che, in effetti, risolse molti problemi

La vicenda era rimasta in soffitta fino a quando, il 20 ottobre del 2020, cioè 14 anni dopo l’erogazione di quella cifra, il segretario generale del Comune dell’epoca, Francesco Fragale oggi segretario della Città Metropolitana di Palermo, non sentì “puzza” di “uso fraudolento” mettendo in moto un iter articolato, scrivendo al dirigente dell’area finanziaria del Comune, Ignazio Tabone, chiedendo la “verifica dei requisiti di ammissibilità del contratto di locazione finanziaria”. Fuor di burocratese, Fragale voleva capire, sostanzialmente, se quella somma era servita per procedere a nuovi investimenti, così come vuole la Costituzione, o se invece, ci si trovasse in presenza solo di un mutuo, che non fese altro che provocare un “depauperamento patrimoniale” dell'ente, concorrendo alle cause del dissesto finanziario del Comune, poi dichiarato - come è noto – nel 2018.

Tabone fece passare un anno, quindi risponde a Fragale il 19 ottobre 2021, con una nota scarna, rilevando, dal canto suo, “possibili profili di nullità del contratto, da accertare in sede giudiziale”. Gli elementi, a questo punto, c'erano tutti per spedire un bel pacco alla Procura della Corte dei Conti, che dalla Pec del comune si era visto arrivare un faldone di quasi 90 pagine.
“Invitare il segretario generale attuale – afferma adesso Roberto Gambino – ad assumere la relazione tecnica del dottor Calcedonio Li Pomi all’interno del fascicolo di riferimento rappresenta un importante elemento di ricostruzione storica dei fatti oggetto del procedimento presso la Corte dei Conti.
È evidente – prosegue – che nella sentenza finale sono stati presi in esame elementi di merito sollevati nella stessa relazione tecnica che mettono in discussione sia l’impianto accusatorio, che, ancor di più, quanto relazionato a suo tempo dall’ex segretario generale del comune, Fragale. Tanto si è ritenuto opportuno per restituire una corretta lettura storica degli eventi e per stigmatizzare frettolose e superficiali interpretazioni di una vicenda così complessa e risalente ad un ventennio addietro.
Un atto dovuto per tutti gli amministratori – conclude Roberto Gambino – ma anche e soprattutto per i tecnici (in primis il segretario generale di allora, Fabrizio Dall’Acqua) che hanno operato nell’interesse esclusivo del Comune di Monreale”.