Si pronuncia la Corte dei Conti. Sospiro di sollievo per i tanti ex amministratori rinviati a giudizio
MONREALE, 30 aprile – Il reato, ammesso che ci sia stato, è prescritto. Nessun risarcimento, per questo motivo, sarà dovuto. Si conclude così, pertanto, la lunga questione legata all’ormai famoso contratto di “lease-back” dell’immobile di via Biagio Giordano, sede della caserma che ospita il gruppo Carabinieri Monreale.
Un contratto che era stato stipulato dal Comune il 20 aprile 2006, quando in Sala Rossa operava l’amministrazione a guida Toti Gullo.
La vicenda vedeva coinvolto ben 36 soggetti, tra ex amministratori ed ex dirigenti del Comune, chiamati a rispondere davanti alla Procura regionale della Corte dei Conti per danno erariale. Un danno che il Pubblico Ministero della magistratura contabile aveva quantificato in 10.106.980,50 euro, oltre gli interessi di mora e l’importo che sarebbe dovuto maturare, in danno del comune stesso.133
A pronunciarsi per la prescrizione, adesso, con una corpulenta sentenza di ben 133 pagine, è stata la sezione giurisdizionale della Corte de Conti per la Regione Siciliana, presieduta da Salvatore Chiazzese (Sergio Vaccarino giudice e Gioacchino Alessandro giudice relatore.
La sentenza di prescrizione riguardava Toti Gullo (sindaco all’epoca dei fatti); i suoi assessori, che con il primo cittadino votarono gli atti di bilancio, Roberto Gambino (vicesindaco), Stefano Gorgone, Tony Pantuso, Mariella Petrotta, Fabio Sciortino, Gaetano Sirchia, Antonino Fundarò, Giuseppe Leto, Giuseppe Magnolia, Mimì Palma, Toti Zuccaro.
In qualità di consiglieri comunali del tempo erano starti rinviati a giudizio quelli che votarono le delibere che votarono relative all'operazione lease-back, e cioè: Fabio Billetta, Giuseppe Bono, Giovanni Brusca, Claudio Burgio, Piero Capizzi, Vincenzo Cassarà, Vittorio Di Salvo, Mimmo Gelsomino, Enzo Giangreco (nel frattempo deceduto), Filippo Giurintano, Marco Intravaia (zio dell’attiale deputato regionale), Massimiliano Lo Biondo, Pippo Lo Coco, Girolamo Mondello, Roberto Oddo, Giovanni Schimmenti, Fortunato Segreto, ed Angelo Venturella.
I dirigenti comunali che firmarono gli atti: Antonino Sciacchitano, Gaetano Scalici, Fabrizio Dall’Acqua ed Elena Conti. I componenti del collegio dei revisori: Marcello Barbaro e Giovanni Carlotta
Grazie a quel provvedimento il comune incamerò dalla banca Carige con sede a Genova la somma di 8.553.565,70 euro, da restituire con un canone anticipato di 1.454.106,17 euro e 39 canoni semestrali da 203.902,78 euro ciascuno, oltre iva. Un modo – fu la logica di quel provvedimento – per dare ossigeno alle boccheggianti casse comunali, intascando una somma che, in effetti, risolse molti problemi
La vicenda era rimasta in soffitta fino a quando, il 20 ottobre del 2020, cioè 14 anni dopo l’erogazione di quella cifra, il segretario generale del Comune dell’epoca, Francesco Fragale oggi segretario della Città Metropolitana di Palermo, non sentì “puzza” di “uso fraudolento” mettendo in moto un iter articolato, scrivendo al dirigente dell’area finanziaria del Comune, Ignazio Tabone, chiedendo la “verifica dei requisiti di ammissibilità del contratto di locazione finanziaria”. Fuor di burocratese, Fragale voleva capire, sostanzialmente, se quella somma era servita per procedere a nuovi investimenti, così come vuole la Costituzione, o se invece, ci si trovasse in presenza solo di un mutuo, che non fese altro che provocare un “depauperamento patrimoniale” dell'ente, concorrendo alle cause del dissesto finanziario del Comune, poi dichiarato - come è noto – nel 2018.
Tabone fece passare un anno, quindi risponde a Fragale il 19 ottobre 2021, con una nota scarna, rilevando, dal canto suo, “possibili profili di nullità del contratto, da accertare in sede giudiziale”. Gli elementi, a questo punto, c'erano tutti per spedire un bel pacco alla Procura della Corte dei Conti, che dalla Pec del comune si era visto arrivare un faldone di quasi 90 pagine.
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