Difetto di notifica, pena sospesa per un 60enne monrealese

Era stato condannato per violazioni urbanistiche. Gli atti tornano in appello

MONREALE, 3 aprile –Non riceve la notifica della sentenza di condanna, viene arrestato, ma il giudice sospende l’esecuzione della pena e invia gli atti alla Corte d’Appello. È la vicenda che riguarda L.F.M. , cittadino monrealese di 60 anni, condannato alla pena di un anno per violazione di norme urbanistiche.

La sentenza, infatti, emessa dal Tribunale penale di Palermo non risultava essere stata gravata da appello nei termini, in quanto secondo le relate di notifica dell’ufficiale giudiziario al domicilio dichiarato l’imputato era sempre risultato irreperibile e la notifica del deposito della sentenza era stato effettuato presso lo studio di un avvocato nominato di ufficio. La stessa ordinanza di sospensione provvisoria della esecuzione disposta dalla Procura della Repubblica di Palermo, veniva notificata al domicilio di un avvocato nominato d’ufficio. L.F.M. veniva tratto in regime di detenzione in carcere. I difensori successivamente nominati, i legali Salvino e Giada Caputo presentavano istanza di detenzione domiciliare e il magistrato di sorveglianza, previa sospensione del provvedimento restrittivo sostituiva il regime detentivo in carcere con la detenzione domiciliare. Intanto la difesa, con il ricorso alle indagini difensive , dimostrava che L.F.M. era reperibile in quanto residente nello stesso indirizzo con il proprio nucleo familiare sin dal 1999 e che tale domicilio era noto alle forze dell’ordine, in quanto vi aveva eletto domicilio ai fini processuali e agli uffici dell’anagrafe cittadina.

Inoltre i difensori hanno dimostrato che l’imputato non era stato messo nelle condizioni di partecipare al processo per le mancate notifiche e quindi tutto il dibattimento si era celebrato in assenza. La stessa sentenza era stata notificata ad un difensore nominato di ufficio che non ha comunicato al condannato ne’ il provvedimento di deposito ne’ l’avviso emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo. I difensori Salvino e Giada Caputo , presentavano un incidente di esecuzione chiedendo la sospensione dell’ordine di carcerazione . Il Tribunale di Palermo, in accoglimento della richiesta sospendeva l’ordine di esecuzione della pena, disponendo l’immediata liberazione di L.F.M. concedendo nuovi termini per presentare le ulteriori istanze ala Corte di Appello di Palermo, per l’ulteriore proseguimento.

“Spesso la irritualita’ delle notifiche e la mancata e seria verifica della effettivita’ del domicilio determinano conseguenze gravissime. Ad oggi – hanno dichiarato i legali – possiamo affermare che L.F.M. ha espiato ben 7 mesi di custodia tra carcere e abitazione senza essere stato – non certamente per propria colpa – messo nelle condizioni di partecipare al processo e di proporre appello”.