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Aveva accusato di mafia una famiglia di Pioppo, Giletti dovrà risarcire i danni

| Enzo Ganci | Nera e giudiziaria

Condannata al pagamento anche la Rai. Ai Campanella toccheranno 55 mila euro

PALERMO, 9 maggio – Aveva accusato un intero nucleo familiare di incensurati di essere componenti della pericolosa famiglia mafiosa dei Campanella, operante nella frazione monrealese di Pioppo. Accogliendo il ricorso dei difensori Salvino Caputo, Francesca Fucaloro, Anna La Corte e Rosaria Costanzino, il giudice del Tribunale civile di Palermo Fabrizio Lo Forte, ha condannato in solido Massimo Giletti e il direttore della Rai a risarcire le persone offese con la somma di 55 mila euro, oltre interessi legali e spese.

Nel corso della trasmissione L'Arena del 3 aprile di tre anni fa, dedicata ai lavoratori forestali che in passato avevano riportato condanne, venne intervistato Giuseppe Campanella, operaio stagionale che oltre 20 anni fa aveva riportato una condanna per favoreggiamento. Nel corso della trasmissione il conduttore Giletti definì l'intera famiglia Campanella quale componente di una omonima famiglia mafiosa molto pericolosa operante nel territorio di Pioppo. I familiari di Campanella Giuseppa La Corte, Giovanna Campanella, Caterina, Luana e Giuseppa Trafficante, presentarono un esposto alla Procura della Repubblica di Roma per il reato di diffamazione e citarono in giudizio davanti il Tribunale civile di Palermo il conduttore Massimo Giletti e il direttore generale della Rai.

A comprova della loro estraneità a ogni forma di collegamento alla mafia presentarono i certificati penali attestanti la loro incensuratezza. Giletti un mese dopo si scusò con i Campanella nel corso di una nuova trasmissione. I Campanella dimostrarono in giudizio con i testimoni il danno all’immagine subita anche alla luce della vasta eco che ebbe la trasmissione. Al termine della istruttoria il giudice Lo Forte ha ritenuto la responsabilità in solido del conduttore Giletti e della Direzione generale della RAI, ritenendo che la precisazione successiva non costituiva elemento esimente la responsabilità per avere diffamato gravemente persone incensurate ed estranee a collegamenti mafiosi.
Intanto prosegue a Roma il procedimento penale presso la Procura della Repubblica per il reato di diffamazione a mezzo sistema televisivo. "Al di là della entità del risarcimento – hanno affermato gli Avvocati Salvino Caputo e Francesca Fucaloro – la sentenza del Tribunale di Palermo rende giustizia ad un intero nucleo familiare definito mafioso per una scarsa informazione da parte del conduttore Giletti e per la mancata vigilanza da parte dell’azienda Rai. Esempio di una informazione priva di qualsiasi preventivo riscontro. Adesso chiederemo alla Procura della Repubblica di Roma di verificare l’esistenza di condotte penalmente rilevanti”.

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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