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Mafia, sequestrati due beni a Vincenzo Madonia

| Enzo Ganci | Nera e giudiziaria

Misura disposta dalla sezione “Misure di prevenzione” del tribunale di Palermo

MONREALE, 24 aprile – Il presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Raffaele Malizia ha accolto la richiesta dei procuratori aggiunti Sergio Demontis e Marzia Sabella, confiscando due immobili riconducibili a Vincenzo Madonia, ritenuto il reggente di Monreale e condannato in appello a 10 anni e 4 mesi al processo scaturito dall'operazione “Nuovo Mandamento”.

 

A Madonia è stata inflitta pure la misura della sorveglianza speciale per quattro anni (il pubblico ministero ne aveva chiesti 3), con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza, mentre è stata respinta la richiesta di confisca per conti correnti bancari e postali per il “saldo assai modesto”.
A fare propendere il tribunale per la misura del sequestro sarebbe stata la sproporzione riscontrata tra i redditi leciti dichiarati e il tenore di vita condotto dalla famiglia Madonia tra il 1999 e il 2014.
Per Madonia gli ultimi guai con la giustizia risalgono al 2013, quando rimase coinvolto nell’operazione “Nuovo Mandamento” con la quale cosche stavano riorganizzando la loro presenza sul territorio monrealese e del suo comprensorio, dando vita ad un mandamento allargato, nel quale Madonia avrebbe dovuto svolgere il ruolo di capo della “famiglia” di Monreale.
Dopo quell’operazione, l’ex parrucchiere fu condannato in primo grado a 12 anni per associazione mafiosa e tentata estorsione aggravata, pena ridotta a 10 anni e 4 mesi in appello. A Madonia, nell’ottobre del 2016, erano stati sequestrati due immobili e 12 fra conti bancari e postali.

A finire sotto la lente d’ingrandimento del Tribunale un appartamento in via Francesco Testa a Monreale, intestato alla moglie, e un immobile in contrada Strazzasiti intestato alla figlia. E poi i conti, dove gli investigatori hanno trovato ben poco fino alla decisione di respingere la richiesta di confisca. Nel decreto di confisca si sottolinea che risulta ingiustificato l’acquisto da parte della moglie di Madonia, Antonina Fichera, nel 1999 dell’appartamento di via Testa «al prezzo di 18 milioni di lire al cospetto di un reddito familiare complessivo davvero esiguo di 3.387 euro». Secondo le stime degli investigatori, tra il 2000 e il 2014 il totale lecito delle entrate familiari accertato è stato di poco più di 55 mila euro, mentre nello stesso periodo ci sono state uscite per oltre 75 mila euro e i consumi familiari sono ammontati a più di 471 mila euro.

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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