Quante volte l’abbiamo detto (o ascoltato)!... - IV puntata -

Colpe, punizioni e pretese educative

La vita non è facile, si sa, e la natura umana non é perfetta; le colpe, gli errori riempiono la storia e richiamano punizioni. Il problema educativo si impone e ciascun educatore cerca di risolverlo a modo suo. Nelle locuzioni e nei proverbi antichi, assolutamente fuori dalla psicologia di oggi, colgo una severità e talvolta una forma di violenza più o meno trattenuta che conosco perché sto osservando il mondo da molto tempo (antica sono pure io) e che condivido parzialmente, pur riconoscendone la fondamentale ed amara verità di contenuto.

 

1) Cu' ti voli beni ti fa chianciri, cu' ti voli mali ti fa ridiri – Chi ti vuol bene ti fa piangere, chi ti vuol male ti fa ridere.
Il perché di questa apparente contraddizione sta nel fatto che chi ci mette in guardia contro le cose brutte ci rende un buon servizio, anche a costo di farci piangere e dunque vuole il nostro bene. Chi, invece, non se ne cura, può ingannarci, presentandoci il male sotto un aspetto piacevole che ci danneggia.

2) Cu' 'un senti affruntu 'un senti vastunati - Chi non sente vergogna non sente le bastonate.
Chi è moralmente insensibile non si corregge nemmeno con le bastonate. Che dire dunque delle punizioni corporali staccate dalla fatica educativa? E della pena di morte?... (ma non apriamo voragini...)

3) Daricci 'u restu a unu – Dare il resto a qualcuno.
Ossia propinargli una seconda razione di legnate (per integrare la prima, evidentemente insufficiente alla correzione).

4)Dari un cincu e cinquantacincu – Dare un 5 e 55.
Dare uno schiaffone. La locuzione deriva dalle cinque dita della mano che lasciano l'impronta sul viso. Due mani equivalgono a due 5 affiancati, ossia 55.

5) Fari firriari a unu comu 'na strummula – Far girare qualcuno come una trottola.
Vuol dire scuotere e strapazzare ben bene qualcuno. Nell'accezione più benevola significa fare andare qualcuno in giro parecchie volte per fargli sbrigare un compito, un lavoro necessario.

6) Arridduciri a unu comu un Ecceomu – Ridurre qualcuno come un Ecce Homo.
Ricordando la tradizionale immagine di Gesù flagellato e coronato di spine, presentato da Pilato alla folla con le parole "Ecce Homo", non è difficile capire il senso della frase popolare.

7) Fari viriri a unu i stiddi ri menzjornu – Far vedere a qualcuno le stelle di mezzogiorno.
L'immagine è poetica, ma i mezzi adoperati in pratica, non sono telescopi... Tutt'altro!

8) Jiri ca lingua a strascicuni - Camminare strisciando la lingua per terra.
Era un'antica penitenza o atto di sottomissione imposto ai pellegrini e ai peccatori pentiti che, nell'ultimo tratto del pellegrinaggio penitenziale, camminavano sui ginocchi strisciando la lingua per terra dall'ingresso del santuario fino all'altare, se avevano grossi peccati da scontare o grazie più grandi da implorare. L'usanza, per fortuna, oggi è in disuso.

9)L'arbulu s'aggrizza mentri è nicu. – L'albero si raddrizza finchè è piccolo.
L'immagine agreste, in senso pedagogico, vuol dire che fin dall'infanzia bisogna intervenire per correggere i difetti delle persone e formarne il carattere. Poi, è tardi.

10) Porci e figghioli comu li 'nzigni li trovi – Porci e figlioli come insegni loro così li trovi.
La locuzione sottolinea l'importanza dello sforzo educativo e comporta un'autoriflessione da parte dell'educatore. C'è un proverbio simile: Porci e mariti comu su addiccati si 'nni vannu – Porci e mariti come vengono abituati continuano a comportarsi. E' desolante, ma istruttivo, il parallelo coi porci.

11)L'arbulu pecca e la rama ricivi – L'albero pecca e il ramo riceve.
Sarebbe come dire che le colpe dei padri ricadono sui figli. Di senso affine, è U pisci feti ra testa – Il pesce puzza dalla testa. Per dire che le maggiori colpe sono di chi ha più responsabilità.

12) Stricaricci 'u mussu comu 'a 'atta – Strofinare il muso come si fa col gatto.
Significa punire una mancanza, ma la frase deriva dal sistema di addestramento adottato con i gatti che fanno i loro bisogni fuori dal luogo adatto, sporcando la casa. Si strofina il loro muso contro lo sterco depositato, così imparano a non farlo più in quel posto. Non oso pensare all'applicazione letterale di un metodo simile alle persone. Per fortuna c'è la metafora!...

(continua)