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Quante volte l’abbiamo detto (o ascoltato)!... - II puntata -

| Maria La Rosa | Tradizioni

Le metafore del nostro linguaggio quotidiano

Le locuzioni di questa puntata sono sostanzialmente dei paragoni, delle somiglianze e dunque delle metafore che trasferiscono in ambito semantico differente i significati primari. Ma la metafora, si sa, è la regina delle figure retoriche e se ne fanno di più in una giornata di mercato, tra il cicaleccio degli avventori, che in un trattato di retorica, tra la spocchia dei sapientoni o gli sbadigli degli studenti.

Avventuriamoci:

 

1) Abbagnaricci u pani – Bagnarci il pane
Non si allude alla saporita “scarpetta”, ma agli interventi maliziosi in discussioni che deridano qualcuno o in liti per spingerle all’eccesso o, peggio, in calunnie che rovinano le persone.

2) Aria netta nun havi paura ri trona - Il cielo sereno non teme i tuoni.
La coscienza pulita non ha motivo di temere.

3) Aviri la testa o caciu – Avere la testa al cacio
Avere un’idea fissa, intestardirsi in qualcosa, come il topo che non si dà pace finché non raggiunge il formaggio. 

4)Chista è ‘a zita – Questa è la fidanzata
Si dice per invitare qualcuno a prendere atto, realisticamente, di una situazione di fatto.

5) Cu va ‘n Palermu e un viri Murriali parti sceccu e torna armali
Chi va a Palermo e non vede Monreale parte asino (ignorante) e torna animale (bestia).
È proprio da bestie andare a Palermo e non visitare il meraviglioso duomo di Monreale: questa omissione aumenta il grado di ignoranza che degrada la persona allo stato animalesco (un po’ di campanilismo fa sempre bene).

6) Cu la voli cotta e cu la voli crura – Chi la vuole cotta e chi la vuole cruda
È l’incontentabilità umana, che accampa contemporaneamente i desideri più disparati. La frase pare sia stata detta da un monaco cuciniere esasperato dalle lamentele dei suoi confratelli sul grado di cottura della pasta; Sicchè per farli contenti la buttò nel pentolone in diverse riprese. Che il Padreterno abbia pietà di noi! (Ma come ci sopporta?!)

7) A scinnuta ogni Santu aiuta – In discesa ogni Santo aiuta
Che è come dire: volete molti aiutanti? Cercate di non averne bisogno e ne avrete uno stuolo (Però, pure i Santi!...)

8) Essiri a vintitrì uri e tri quarti – Essere a ventitre ore e trequarti
Essere agli sgoccioli della giornata, ma anche delle risorse finanziarie, fisiche, lavorative, vitali, ecc.

9) Essiri comu un turcu a prerica – Essere come un turco (cioè un musulmano) alla predica (cristiana).
Cioè non capire niente, né il linguaggio, né il messaggio. Ma vuol dire anche trovarsi a disagio in un ambiente totalmente diverso, se non ostile.

10)  Essiri na cartata ri reschi – Essere un involto di lische di pesce
Si dice sprezzantemente di persona di infima qualità….

E non finisce qua! Ci incontreremo ancora, abbiamo una ricchezza linguistica impressionante: altro che “inferiorità” del dialetto!...

 (continua)

· Enzo Ganci · Editoriali

MONREALE, 3 aprile – L’ingresso del sindaco Alberto Arcidiacono in Forza Italia, con tanto di comunicato stampa corredato di foto, mossa che mancava solo del crisma dell’ufficialità, segna un preciso spartiacque nella politica recente della nostra cittadina.

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