Al PalaMaira finisce 5-4 tra mille rimpianti. LE FOTO
SAN CATALDO, 19 gennaio – La Dea bendata veste di blu. In finale vanno i Bruchi ed i sogni del Monreale si infrangono sulla traversa in pieno recupero. Perdere così fa male, fermo restando, ovviamente, il rispetto per un avversario che non è arrivato fin qui per caso e che ha meritato di andarsi a giocare la coppa, così come avrebbe meritato il Monreale se avesse conquistato la finale.
Al PalaMaira, il bellissimo impianto dove il Comitato Regionale Siciliano ha scelto di far giocare questa Final Four edizione 2019-2020, finisce 5-4 per la squadra di Augusta, brava a sfruttare al centesimo le occasioni che ha saputo costruire, ma, purtroppo, anche quelle che il Monreale le ha offerto su un piatto d’argento. E forse è proprio questa la cosa che procura più dolore dopo il triplice fischio: sapere di aver agevolato il compito della squadra siracusana, che di certo non aveva bisogno di alcun regalo e da formazione esperta e navigata (è in testa al girone B della C1) ha ringraziato ed ha portato a casa la vittoria.
Peccato, perché le condizioni per spuntarla c’erano tutte. L’avversaria, per quanto smaliziata, sembrava alla portata di Pitarresi e compagni e la finale della Coppa era lì, a portata di mano, bastava solo andare a prendersela. Dopo un primo tempo condotto nel migliore dei modi e concluso per 3-2, il Monreale ha offerto il fianco ai Bruchi, bravi a ribaltare la situazione e a mettere in ghiaccio il risultato. E quando, un attimo prima del triplice fischio la palla di Nanni Napoli si è stampata sul palo col portiere augustano battuto, i sogni del Monreale, come tutti i sogni, sono svaniti prima dell’alba.
Essere disfattisti in questo momento sarebbe facile, perché la delusione è cocente e, soprattutto a caldo, si correrebbe il rischio di vedere tutto nero. Sarebbe un grosso errore, però, perché il Monreale ha giocato una gran partita e se avesse vinto, non avrebbe rubato assolutamente nulla.
LA CRONACA. Le cose in avvio non sembravano mettersi al meglio, perché i Bruchi passavano già al 10’ con un gol del loro pivot Pasqua. Il Monreale, però, si rialzava subito dopo, (11’), quando Carletto Marchese lanciava un missile che si insaccava all’incrocio. E quando capitan Pitarresi al 13’ metteva la freccia col più comodo dei tap-in su invito ancora di Marchese, sembrava che le cose si mettessero decisamente al meglio. Prima della fine del tempo, altre due emozioni: al 27’ il pareggio dei Bruchi su una conclusione velenosa di Intravaia, quindi prima del riposo il nuovo vantaggio monrealese con Hamici, che eludeva l’intervento del portiere avversario e di destro insaccava da due passi.
Nella ripresa il capovolgimento di fronte dei Bruchi: prima arrivava il secondo gol di Pasqua (12’), che lasciato colpevolmente solo davanti la porta, mandava alle spalle di Di Maria, addirittura di testa. Quindi ancora il pivot augustano segnava il gol del 4-3, al 15’ (il suo terzo centro personale) con un gran tiro in diagonale che terminava la sua corsa proprio sotto la traversa sul palo lontano.
Il Monreale era bravo, anzi bravissimo, a rimettersi in carreggiata con un bellissimo gol di Mirko Sorrentino al 21’, che sfruttava un assist perfetto di Napoli. Quattro minuti dopo, però, la frittata difensiva del Monreale che si rivelava fatale. Palla persa banalmente, contropiede repentino dei Bruchi e gol facile facile di Pagliaro, in doppia superiorità numerica.
Il Monreale le tentava tutte, mettendo alle corde gli augustani, compreso il quinto giocatore di movimento. A dire di no, però, come detto prima era la traversa. Finiva quindi tra mille rimpianti, ingigantiti dalla consapevolezza di avere disputato una grande partita. In finale ci vanno dunque i Bruchi, senza possibilità di appello.
Adesso il Monreale dovrà essere bravo a fare reset ed a concentrarsi sul campionato, anche perché le avversarie sono toste e nessuna ti dice: “prego, si accomodi”. C’è un quinto posto da conquistare, magari a a partire da sabato, quando al Giotti verrà il ritrovato Marsala. Sarà una sfida difficile, sarà una sfida da vincere.
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