Vincenzo Miceli, un martire della mafia dimenticato

fumetto di Biagio Cigno

Tra gli scopi dell’associazione “Liberi di I Lavorare”, che presiedo ormai da anni, oltre a contrastare il fenomeno mafioso e portare avanti e diffondere i principi della legalità con la presentazione di libri ed iniziative varie, c’è anche quello di perpetuare la memoria di quanti a causa della mafia persero la propria vita.

Particolare attenzione viene dedicata agli sconosciuti ai più che per il loro senso del dovere e dell’onestà non si piegarono al ricatto mafioso.
Molti ricordano Falcone, Borsellino, Della Chiesa, Basile, D’Aleo, Mattarella, Pio La Torre ed altri, ma non ricordano né tantomeno le istituzioni lo fanno, quanti invece sacrificarono la propria vita e rischiano di essere sommersi dall’oblio permanente.

Pochi, anzi pochissimi ricordano quanti invece per il loro alto grado di giustizia e non per dovere furono altresì barbaramente uccisi.
Mi riferiscono a quegli imprenditori della provincia di Palermo che non vollero piegarsi al ricatto mafioso: Vincenzo Spinelli ucciso il 30 agosto 1982, Salvatore Pollara ucciso l'11 marzo 1983, Paolo Bottone ucciso il 21 gennaio 1986, Libero Grassi ucciso il 29 agosto 1991, Giuseppe La Franca ucciso il 4 gennaio 1997 per citarne alcuni ma l’elenco in tutta la Sicilia sarebbe abbastanza lungo come è lunghissimo l’elenco dei rappresentanti le forze dell’ordine e delle istituzioni, medici, giornalisti, innocenti, donne e bambini.

Monreale ha contribuito pesantemente con le proprie vittime: basta rammentare Basile e D’Aleo, rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri a Monreale uccisi proditoriamente dalla mafia, ma nessuno ricorda il nostro concittadino Vincenzo Miceli ucciso a Monreale il 23 gennaio 1990.
Aveva 49 anni ed era titolare di una ditta di lavori edili e stradali. Si oppose tenacemente alle richieste di pizzo pervenute e per questo venne trucidato.
All’inizio le indagini viaggiarono su un binario morto anche a causa di depistaggi come sempre avviene in questi casi. Solamente grazie alle rivelazione di alcuni pentiti, Giovanni Brusca, Santino Di Matteo e Giuseppe Monticciolo, dopo anni la verità venne a galla.

A detta di Giovanni Brusca, autoaccusatosi dell’omicidio nelle sue rivelazioni, l’uccisione di Vincenzo Miceli doveva essere da monito per tutti gli altri imprenditori che come Miceli non volevano pagare il pizzo. Noi vogliamo ricordare la figura di quest’uomo ai cittadini monrealesi, uomo che meriterebbe anche di essere riconsiderato con la giusta attenzione dalla nostra amministrazione. Non una commemorazione nella ricorrenza, non una targa, non l’intitolazione di una via.
La memoria degli eroi si perpetua non nelle celebrazioni rituali, ma con piccoli segnali che restano nel tempo ed indelebilmente nella memoria collettiva.