San Giuseppe Jato, il comune patrocina la presentazione del libro su Giovanni Brusca: divampano le polemiche
Il fratello del piccolo Giuseppe di Matteo: “Dare a lui una ribalta è solo un grave errore che porta in noi che abbiamo sofferto solo altro dolore"
SAN GIUSEPPE JATO, 30 settembre – L’amministrazione comunale di San Giuseppe Jato, guidata da Giuseppe Siviglia, annuncia che nel centro jatino il prossimo 18 ottobre verrà presentato il libro di don Marcello Cozzi “Uno così, Giovanni Brusca si racconta” e scoppiano le polemiche.
Il libro, edito da San Paolo, è incentrato sulla figura di colui che pigiò il telecomando nell’attentato di Capaci ed è una sorta di dialogo tra l’ex boss, oggi collaboratore di giustizia e il sacerdote.
Insorgono i familiari del piccolo Giuseppe Di Matteo ucciso da Brusca e poi fatto sciogliere nell’acido: "Non bisogna dare più visibilità agli uomini di Cosa Nostra che hanno martoriato il territorio bloccandone lo sviluppo e portando dolore e morte - dice all'ANSA Nicola Di Matteo, fratello del piccolo Giuseppe – Queste manifestazioni come la presentazione del libro di Giovanni Brusca servono solo a riaprire ferite dolorose in quanti hanno perso i propri cari. Su questi personaggi - aggiunge il fratello del piccolo Di Matteo - deve calare l'oblio, il silenzio. Non devono avere più alcuna possibilità di poter parlare. Brusca non si è mai mostrato veramente pentito per tutto il male compiuto in quegli anni. Dare a lui una ribalta è solo un grave errore che porta in noi che abbiamo sofferto solo altro dolore".
Rincara la dose Salvino Caputo, vicesegretario regionale dell’Udc: “Permettere la presentazione del libro di Giovanni Brusca, autore di 300 omicidi, responsabile della strage di Capaci, del sequestro dell’omicidio e dello scioglimento nell’acido del piccolo Giuseppe Di Matteo – afferma Caputo – non soltanto è una scelta incomprensibile ed inopportuna, ma rappresenta un'offesa alla memoria delle centinaia di vittime uccise per volere del boss di San Giuseppe Jato e in particolare della famiglia di Giuseppe Di Matteo. Consentire al carnefice Brusca di avere una platea pubblica per manifestare il proprio pensiero criminale e comunque per esternare motivazioni e pentimenti proprio nel comune di nascita e dove ha compiuto efferati omicidi, con il paradosso di una iniziativa pubblica, significa suscitare reazioni, rabbia e incredulità. Invitiamo il sindaco a ripensare alla decisione e impegnarsi a porre in essere iniziative culturali e sociali finalizzate a promuovere ulteriormente la cultura antimafia che oramai è patrimonio del comune e del territorio.
Chi la premuto il telecomando di Capaci e ha pronunciato la frase “Alliberatevi del cagnuleddo” che ha sancito la morte di Giuseppe Di Matteo, merita di morire nell’oblio più assoluto. Altro che consentirgli, per altro con il patrocinio del Comune dove ha scorrazzato versando sangue e dolore, di avere visibilità culturale. Abbiamo deciso – conclude Caputo – nel caso il Comune dovesse consentire la presentazione del libro, di recarci al Giardino della Memoria per deporre una corona di fiori e di organizzare un presidio davanti il luogo della presentazione per impedire la incomprensibile iniziativa”.
“Questa vicenda è stata strumentalizzata – si è difeso Siviglia su GdS.it – perché sono sicuro che coloro che hanno fatto dichiarazioni non lo hanno letto e non conoscono l'autore del libro, don Marcello Cozzi, che non elogia Brusca e neanche lo riabilita. Brusca rimane quello che è. Ci sono però alcuni passaggi che vanno divulgati nei luoghi in cui lui é cresciuto. Noi facciamo antimafia e non penso che né Libera, né il centro Borsellino, dove il libro verrà presentato il 18 ottobre, siano realtà che vogliono elogiare i delinquenti come Brusca”.
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