fumetto di Stefano Gorgone
Carissimo direttore,
abbiamo il dovere di non cancellare dalla nostra memoria coloro che hanno dato la vita per la democrazia, la giustizia, il bene comune.
Sono esempi e testimoni luminosi come Piersanti Mattarella, Presidente della nostra Regione assassinato il 6 gennaio 1980 quando aveva appena compiuti 44 anni.
Ho avuto modo di incontrare Mattarella per la prima volta proprio a Monreale durante un incontro di formazione pre-politica organizzato da don Vincenzo Noto, che aveva dato vita nei locali della Fuci all'Istituto di Magistero sociale intitolato a Sturzo. In quella circostanza mi colpì per la sua affabilità e cordialità e per il suo sorriso, ma anche per la sua acuta capacità di pensiero e la sua grande tensione morale. Emerse chiaramente la sua idea di politica lontana da mere declamazioni o contrapposizioni, una politica che invece deve privilegiare il dialogo, il confronto, la capacità progettuale.
La programmazione regionale, diceva, deve sapere guardare lontano ma anche deve elaborare soluzioni non illusorie ma concrete e praticabili, deve divenire cultura per contrastare ogni forma di conservatorismo e di privilegio. A tal fine, Mattarella aveva un intenso dialogo con i giovani che ambivano ad impegnarsi in politica, giovani da non mobilitare o riunire alla vigilia delle tornate elettorali, ma da formare, incoraggiare, incanalare, sostenere seriamente nelle loro richieste e nelle loro aspirazioni. In questo suo progetto riuscì a coinvolgere un nutrito gruppo di professionisti, docenti universitari, costituzionalisti accomunati da una visione ispirata ai valori della democrazia, della libertà, del bene comune.
Durante la sua breve ma intensa attività istituzionale Piersanti Mattarella affermò con forza l'esigenza di una politica al servizio di finalità generali e non particolaristiche, una politica dalle “carte in regola”, con la quale intendeva riferirsi non solo ai comportamenti personali dei politici, ma anche alla necessità di una seria riqualificazione della classe dirigente siciliana per una azione amministrativa ferma, rigorosa, efficace. Soltanto con le carte in regola, diceva, si possono rivendicare i diritti dei cittadini con dignità e determinazione e non “con il cappello in mano”.
Con tenacia e fermezza fece approvare la legge 35 per aumentare le verifiche e i controlli degli appalti delle opere pubbliche come quello molto cospicuo che prevedeva la costruzione di sei scuole nella città di Palermo, la legge 71 sull'urbanistica che aumentò i vincoli di costruzione per impedire il saccheggio del territorio, gli abusi edilizi e le speculazioni di ogni genere. Furono leggi coraggiose che evidenziavano nettamente la voglia di contrastare gli affaristi e gli interessi personali, ma soprattutto la mafia e la sua cultura di sopruso e di sopraffazione, leggi che ha pagato con il sacrificio della vita.
Certamente Piersanti Mattarella fu un politico riformista di grande rettitudine morale e con uno spiccato rigore professionale, un politico che coltivava il sogno di un cambiamento di una Sicilia non più succube del potere mafioso e che fu faro e luce per molti giovani del suo tempo. Credo sia doveroso fare conoscere la sua figura e la sua personalità alle nuove generazioni perché la sua esperienza umana e politica è ancora valida ed esemplare, è memoria autentica del passato ma anche un forte stimolo per il futuro.