La Casa del Sorriso e i monaci nel nostro paese

fumetto di Stefano Gorgone

Carissimo direttore,
non sono molti ormai i miei concittadini che ricordano l’impegno dei frati francescani che, con stile semplice ed umile, ma pieno di fervore, secondo la spiritualità francescana, erano attenti alle necessità dei giovani e delle famiglie povere e disagiate di Monreale.

Sono stati indubbiamente portatori di speranza per gli umili ed i poveri. Il mio ricordo grato va, innanzitutto, a Padre Federico, un frate cappuccino capace di leggere nel cuore dei giovani e di adoperarsi concretamente per dare risposte appropriate alle loro domande di senso. Sono stati anni vissuti intensamente, con entusiasmo e generosità, pieni di fiducia nel nostro avvenire.
Questa significativa presenza, nel convento della Casa Santa e nella vicina chiesa della Madonna delle Grazie, ha favorito nel nostro territorio una solida formazione umana e spirituale in molte famiglie ed ha dato vita a nuovi strumenti di azione caritativo-sociale.
Alla fine degli anni sessanta Padre Clemente Giadone fondò la “Casa del Sorriso”, nei locali del convento “Casa santa”, struttura affidata nel 1913 dall’ Arcivescovo Monsignor Lancia di Brolo ai francescani e che si trovava in stato di degrado e di quasi abbandono.

“Vorrei raccomandarvi una cosa sola: che amiate quello che io pazzamente ho amato per tutta la vita: i bambini poveri, sofferenti, orfani ed abbandonati”. Per realizzare il suo sogno Padre Clemente provvide con grande coraggio, ma non senza difficoltà fisiche e morali, ad utilizzare il convento destinandolo inizialmente a sostenere le ragazze-madri e poi, gradualmente, a recuperare i minori a rischio di devianza sociale. Egli era fermamente convinto che i bambini abbandonati ed orfani dovessero stare in una casa e non negli orfanotrofi come era allora consuetudine. Grazie alla felice intuizione di Padre Clemente la struttura, pur tra una ingiustificata diffidenza di molti monrealesi, ha saputo offrire un ambiente naturale tipico della famiglia e un clima sereno e gioioso, idoneo a soddisfare i bisogni primari dei soggetti ospitati.
Nel corso degli ultimi decenni la Casa del Sorriso, sostenuta e guidata dal creativo ed infaticabile Padre Francesco Biondolillo, ha realizzato e promosso numerose iniziative. Ricordo, oltre alle importanti opere di miglioramento della struttura, le comunità alloggio per bambini il cui percorso formativo è stato precocemente segnato da eventi traumatici, la borsa di studio istituita a perenne memoria del Capitano Mario D’Aleo a favore di giovani colombiani laureati, la formazione professionale dei giovani a rischio di devianza sociale, l’istituzione del Servizio Civile Volontario, un’intensa attività di cooperazione con i Paesi in via di sviluppo, l’organizzazione di convegni e seminari di studio su varie tematiche, la progettazione di significativi progetti di educazione alla legalità di concerto con le istituzioni scolastiche.

Penso, pertanto, di potere affermare che “la Casa del Sorriso”, nonostante la complessità della sua gestione, si sia inserita pienamente sulla scia di testimonianza tipica della spiritualità francescana.
Auspico, però, che si possa consolidare sempre più il suo rapporto con la comunità monrealese, a volte caratterizzata da un diffuso individualismo e da una frammentazione dei rapporti umani e civili.
Piuttosto che “stare alla finestra a guardare”, occorre che ciascuno di noi prenda l’iniziativa, accompagni chi è in difficoltà, sappia coinvolgersi con passione nella risoluzione delle vecchie e nuove povertà per migliorare la qualità della vita del nostro territorio.
Solo una seria azione sinergica può aiutarci a bandire la sfiducia e l’apatia e sviluppare sempre più il senso di appartenenza ad una comunità. E’ questa una verità che si è un po’ eclissata, ma che noi tutti siamo chiamati ad affermare con più determinazione.