Salvaguardia del patrimonio culturale e l’inderogabile necessità della presenza umana
MONREALE, 21 febbraio – Il sistema della vigilanza, conservazione e fruizione del patrimonio culturale per quanto di competenza del Dipartimento Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, è attualmente regolato da un contratto collettivo decentrato integrativo siglato il 6 dicembre 2005.
Detto contratto, nella sostanziale immutata cornice del CCRL del comparto non dirigenziale (su cui si è intervenuti esclusivamente per la parte economica e per alcuni aspetti regolamentari inerenti i provvedimenti disciplinari, e comunque con effetti fino al quadriennio giuridico 2006/2009), conserva ancor oggi la sua efficacia con le modalità che si descrivono di seguito.
Nell’ambito dell’area della vigilanza, conservazione e fruizione del patrimonio culturale, furono individuati tre profili professionali: 1) l’operatore addetto ai servizi di supporto; si tratta di personale appartenente alla categoria A del contratto collettivo regionale di lavoro; 2) il collaboratore tecnico per i servizi di fruizione, sorveglianza, vigilanza e per la funzionalità di uffici e istituti; si tratta di personale appartenente alla categoria B del contratto collettivo regionale di lavoro; 3) l’istruttore direttivo tecnico, assistente alla vigilanza, custodia, sicurezza, accoglienza, comunicazione e servizi al pubblico; si tratta di personale appartenente alla categoria C del contratto collettivo regionale di lavoro. I tre profili professionali hanno differenti responsabilità operative nell’ambito dell’esercizio delle mansioni esigibili da ciascuna categoria contrattuale.
La piena responsabilità dei servizi di vigilanza, custodia e sicurezza dei beni culturali si attesta al Personale appartenente alla categoria C al quale, sinteticamente, si attesta la responsabilità della regolare tenuta del registro delle consegne, lo svolgimento dei turni di lavoro feriale e festivo, diurno e notturno, la vigilanza e la custodia dei siti, la predisposizione dei turni, assegnando a ciascun lavoratore del settore i relativi compiti, previa autorizzazione del dirigente responsabile della struttura. Inoltre assume la responsabilità del supporto operativo da rendere al nucleo Carabinieri Tutela patrimonio culturale in occasione di periodiche visite e/o di controlli. Tale responsabilità discende anche dal fatto che il personale di categoria C espleta le funzioni di agente di pubblica sicurezza presso i siti del patrimonio culturale, funzioni attribuite da uno specifico tesserino rilasciato dal Ministero dell’Interno.
Il personale di categoria B, non in possesso del tesserino di agente di pubblica sicurezza, collabora con il personale di categoria C e provvede, nelle varie tipologie di turno feriale, festivo, diurno e notturno, ad assicurare i servizi di fruizione, vigilanza, conservazione, custodia e sicurezza dei beni culturali, sorvegliare gli accessi, regolare il flusso del pubblico, rilasciare i titoli di accesso controllandone la regolarità, controllare lo svolgimento delle operazioni amministrativo-contabili connesse alla fruizione della struttura secondo i regolamenti e le disposizioni di servizio, partecipare all’attività di revisione dei magazzini segnalando eventuali mancanze.
Il personale di categoria A, anch’esso non in possesso del tesserino di agente di pubblica sicurezza, in raccordo con le professionalità di altri profili appartenenti all’area della vigilanza, conservazione e fruizione del patrimonio culturale, svolge, nelle varie tipologie di turno diurno feriale e festivo, attività di sorveglianza degli accessi, di regolazione dei flussi di utenza, di rilascio dei titoli di ingresso; svolge altresì attività connessa alla conservazione e fruizione dei beni culturali.
Tutto il Personale sopra richiamato (delle tre categorie A, B, e C) costituisce il nucleo centrale per la vigilanza, fruizione, conservazione e salvaguardia di un patrimonio culturale, com’è noto, assai vasto e di eccezionale importanza sia dal punto di vista artistico sia da quello storico, che impone la massima attenzione al fine di garantire i compiti demandati dalla Costituzione e di quelli di gestione previsti dal Codice dei beni culturali.
L’Amministrazione regionale dei beni culturali è chiamata, pertanto, ad adottare con la massima attenzione provvedimenti volti ad evitare rischi di furto o di danneggiamento delle opere, nonché ad individuare accorgimenti idonei onde evitare che nel tempo condizioni ambientali sfavorevoli possano provocare danni irreparabili ai monumenti e alle opere. L’Amministrazione è chiamata altresì a predisporre efficaci misure che garantiscano l'incolumità delle persone che lavorano nei siti della cultura nonché quella dei visitatori.
Appare fuorviante, in questa sede, descrivere analiticamente tutte le problematiche di gestione e di organizzazione che discendono dalle competenze ascritte al Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana in materia di conduzione dei luoghi della cultura. Sarà tuttavia sufficiente richiamarne la loro complessità facendo riferimento ad alcune delle più delicate questioni che afferiscono anche solo alle sfere della custodia dei siti.
Esse sono certamente quelle riconducibili alla necessità, mediamente diffusa e presente di garantire la sorveglianza attiva ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette, e ciò al fine di evitare che malintenzionati possano introdursi all’interno delle strutture (musei, palazzi monumentali, biblioteche, parchi archeologici, archivi storici) per attuare disegni criminosi e, ancor più, possano eventualmente determinare l’esigenza di interventi urgenti e tempestivi in caso di pericoli.
I moderni strumenti antifurto e antintrusione, i quali si ascrivono alla cosiddetta sorveglianza passiva, oltre a dovere certamente essere ulteriormente potenziati e incrementati, tuttavia, nella maggior parte dei casi, non soddisfano da soli le condizioni di sicurezza idonee per la conduzione dei siti della cultura, soprattutto in riferimento alle specifiche necessità di immediato intervento nei casi di luoghi di particolare estensione ovvero di remota collocazione territoriale.
La presenza di Personale che sorvegli dall’interno le strutture è peraltro sancita anche dalle previsioni del decreto del Ministro per i beni culturali e ambientali di concerto con il Ministro dell'interno, 20 maggio 1992, n. 569 che, come è noto, detta norme in materia di sicurezza antincendio per gli edifici storici e artistici destinati a musei, gallerie, esposizioni e mostre. In armonia con quanto previsto dalle più recenti direttive europee, si è altresì affermata la necessità di affidare un non trascurabile ruolo alla gestione della sicurezza agli addetti del settore.
Il Personale dell’area vigilanza, conservazione e fruizione del patrimonio culturale, specialmente quello in possesso del tesserino di agente di pubblica sicurezza, è messo a conoscenza del funzionamento degli impianti tecnologici presenti nell'area in cui si svolge il suo servizio. Tale Personale peraltro accerta, nei limiti della propria informazione tecnica, lo stato di funzionamento degli impianti stessi riferendone secondo prassi che sono stabilite localmente. Detto Personale, operando con altro Personale della medesima area, nella consapevolezza dell'importanza complessiva dei beni da tutelare, durante i turni notturni, opera all’interno di una sala operativa cui sono collegati tutti i sistemi di sicurezza e di allarme, tutti i monitor e tutti i sistemi di collegamento all’interno e all’esterno del perimetro dell’area da tutelare.
La sorveglianza che si attiva protegge il perimetro dell’area e realizza misure che tendono altresì a tenere conto dei flussi di frequentazione delle aree limitrofe nelle diverse fasce orarie e nei vari periodi dell'anno. In tal modo è possibile individuare con precisione elementi particolarmente rilevanti ai fini della sicurezza, quali il disegno del perimetro, l'esistenza di vegetazione e/o di angoli morti, i possibili nascondigli, l'eventuale presenza di aree confinanti non ispezionabili, le possibilità di fuga offerte dal sito ad eventuali intrusi, le aree di parcheggio. Da quanto brevemente esposto si evidenzia la necessità diffusa, non solo oggettiva, ma discendente anche da previsioni normative, della presenza umana costante, per tutto l’arco del giorno e della notte, in molti siti culturali regionali.
A distanza di quasi un decennio dal contratto collettivo decentrato integrativo siglato il 6 dicembre 2005 sopra citato, con lo scopo di sopperire a una evidente carenza rispetto a quanto posto in essere dal Ministero dei beni culturali e in ossequio a quanto previsto dal contratto collettivo regionale di lavoro ancora vigente, sindacati e amministrazione hanno avviato, nell’ambito del comparto non dirigenziale, la redazione dei profili professionali settoriali giungendo a sottoscrivere, l’8 maggio 2013, un accordo con le organizzazioni sindacali regionali con il quale sono state approvate, mai in maniera definitiva, l’architettura organizzativa del settore e le declaratorie dei profili professionali di tutto il personale del comparto non dirigenziale.
Il suddetto accordo prevedeva una coda contrattuale con anche l’istituzione di una commissione paritetica al fine di esaminare le istanze del Personale del Dipartimento per la definitiva attribuzione, a ciascun dipendente, del profilo professionale. Nonostante la suddetta commissione abbia “appena” terminato i lavori circa due anni fa, l’Amministrazione dipartimentale e le strutture periferiche, non hanno messo in pratica quanto stabilito dai lavori della medesima commissione, con il risultato di avere interrotto un percorso di ottimizzazione dell’utilizzo delle diverse risorse umane disponibili, sempre più esigue, appartenenti a diverse categorie contrattuali, suddividendone, nell’esercizio delle mansioni esigibili contrattualmente, il grado di responsabilità.
Ancora una volta, purtroppo, l’Amministrazione dipartimentale dei beni culturali ha arrestato unilateralmente un processo virtuoso che avrebbe garantito una migliore utilizzazione del personale del settore e consentito un’attualizzazione delle mansioni, una professionalizzazione tarata sulle moderne esigenze nonché allineata alle caratteristiche dei sistemi in costante evoluzione tecnologica, qualitativa e strutturale.
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