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Masetto di Lamporecchio, il preferito... dalle suore!

| Silvio Cancemi | Favole per grandi e piccini

Riscrivere il Decameron in allegria: la storia di curiosità, promesse infrante e muti miracolati

''Ma che diamine! Non si può mica vivere così! E una dice mettilo qui e l'altra mettilo lì e poi l'altra ancora qui non va bene per niente. Te lo dico io, quelle hanno il diavolo in corpo. Sempre lì, a lavorare come un mulo tutti i santi giorni, e per cosa? Così poco da non riuscire a pagarci nemmeno le scarpe. Allora mi son stufato, ho preso le mie cose e amen''.

Così parlava Nuto, mentre tutti a Lamporecchio stavano ad ascoltarlo. Nuto era un brav'uomo, lavoratore verace, un omicciolo infaticabile di cui si sarebbe malignamente riso – a vederlo – ma a cui si sarebbe portato rispetto – a conoscerlo. Aveva fatto l'ortolano per tanti anni presso una piccola ma castissima abbazzia di suore, lì nel contado. Non erano molte, nove in tutto compreso la badessa, tutte giovanissime. Ma a sentirne parlare adesso Nuto dovevano essere veramente un'ira... di Dio. Tra quelli che stavano ad ascoltarlo, lì nella piazza, c'era anche un giovane. Si chiamava Masetto. Forte, robusto. Un ragazzone di quelli che sotto il sole non sembrano avvertire la benché minima fatica e a cui basta una coppa per dar poi il doppio del doppio dell'opera. Uno soltanto era il suo punto debole: le donne, tutte. Senza alcun gusto in particolare. Non è tanto difficile immaginare dunque cosa potesse esser scattato nella sua mente sentendo parlare il vecchio. Il problema era che, diversamente dal piccolo Nuto, Masetto era troppo appariscente. Figuriamoci se quelle monache avrebbero acconsentito ad accoglierlo come nuovo ortolano tra le loro sante mura.

L'unica era trovare uno stratagemma che le avrebbe – come dire – addolcite. Fu allora che gli saltò alla mente di fingersi muto. E il castaldo, custode di tutte le attività manuali del convento, ci credette. ''Signora badessa – disse costui indicando Masetto – questo povero disgraziato non darà mica noia alle vostre giovani! Guardatelo, non ne sarebbe capace. Piuttosto è forte come una roccia. Se restasse a lavorare qui, nel nostro orto, ci renderebbe un gran servigio''. E fu così che Masetto, fintosi sordo e muto e tardo, raccattati quattro stracci, un cappuccio e una scure, prese a lavorare al convento delle giovani suore. Quelle, dal canto loro, non facevano altro che motteggiarlo, credendo appunto che non sentisse alcuna delle loro parole e delle loro canzonature. Capitò un pomeriggio che due di quelle si aggirassero per le colture e che lì avessero scorto Masetto, sdraiato sì ma solo in dormiveglia. - ''Mi prometti di non far parola a nessuno di ciò che sto per dirti?''. L'altra annuì e poi ascoltò: ''Tante volte ho udito dire a più di una donna che null'altra dolcezza al mondo è equiparabile all'amore di un uomo. Orbene, che te ne pare se...'' - ''E le nostre promesse?'' fece quella, pudica e timorosa. - ''Si promettono tante di quelle cose oggigiorno! Che importa proprio di noi? Qualcun'altra saprà mantenerle, queste promesse! Questo povero ragazzaccio muto poi è l'espediente perfetto. Se anche volesse parlare, non potrebbe. Si faccia così: portiamolo in quel capannetto. Tardo com'è non c'è il rischio che opponga resistenza. Una resta di fuori, a guardia. Che te ne pare?''.

E così accadde che, in breve tempo, Masetto divenne il preferito... delle monache. Sì, proprio così. Tutte. Prima le due (più curiose), poi tutte le altre che – venute a conoscenza del fatto, per quanto in un primo momento volessero denunciarlo - non seppero resistere allo strano ma piacevole appetito. Persino la badessa! Aveva sopreso il giovane in pieno sonno, stanco e spossato dopo le fatiche della notte. E anche lei ne cadde preda, più volte facendolo entrare di nascosto e inerme nella sua camera privata. Com'è comprensibile, Masetto non ce la fece più. E in una di quelle notti di festa in compagnia della badessa decise di venire allo scoperto. ''Madonna – disse finalmente il finto muto – è proprio vero che un gallo sa badare a dieci galline, ma ahinoi dieci uomini non sanno e non possono soddisfare una donna. E io poi, che devo servirne nove? Figuriamoci!''. La badessa trasalì: ''Ma non eri muto tu?''. - ''Dite bene – rinvenne in tutta risposta Masetto – lo ero. Ero malato, fino a stanotte. Adesso grazie a Dio! sto bene''. Lo scandalo venne coperto facilmente. Le monache fecero sapere che, per l'intercessione del santo cui l'abbazzia era consacrata e per le ricche preghiere delle sorelle, Masetto era guarito e adesso – morto il precedente – era divenuto addirittura il nuovo castaldo. Niente più fatiche per lui dunque. Si dice che di tanto in tanto qualche ''monachello'' venisse alla luce, ma nessuno seppe mai confermare se questa storia fosse vera o falsa. Quel che è certo invece è che, ormai vecchio e ricco, dopo la morte della badessa, Masetto poté ritirarsi dal suo impiego, tornandosene a casa. Dalla stessa da cui s'era partito, con una scure, qualche misero straccio e... muto.

(Dalla novella II, prima giornata, del Decameron di Giovanni Boccaccio)

In copertina ''Decamerone'' di Raffaello Sorbi (immagine da: Wikipedia)

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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