Avevo rivisto dopo lunghi anni il film "La Tunica" con Richard Burton e Victor Mature prodotto nel 1953 e della durata di 135 minuti. Dopo la visione del film, mi ero ripromesso di verificare e rileggere tutta la bibliografia esistente sulla tunica di Gesù e Barabba-Gesù sotto Ponzio Pilato, governatore della Galilea.
Debbo precisare, in base ai dati bibliografici raccolti, che nella tradizione ebraica esistevano due Gesù, coniati in aramaico dalla setta degli Zeloti, gli insurrezionalisti per eccellenza contro il governo di Ponzio Pilato in Giudea e Palestina. Quando per il giorno della santa Pasqua era tradizione per il Governatore della Galilea, liberare un prigioniero in omaggio alla Pace, Ponzio Pilato per intenerire i duri cuori dei sacerdoti, dei folli Zeloti e del Popolo, fece frustare Gesù di Nazareth per obnubilare le menti dei presenti, fu in quell’occasione che i soltati strapparono la tunica rossa che Gesù indossava quotidianamente. Mentre alcuni soldati frustavano Gesù, altri soldati si giocarono a dadi la tunica del Nazareno. Fu il tribuno militare Marcello Gallio, frivolo e puttaniere, a vincere la tunica, giocando a dadi con altri militari.
Si racconta che Marcello Gallio fu spedito in Palestina dal Governo Romano, per punizione ed arroganza; si racconta che Marcello avesse insultato il giovane Caligola erede dell’imperatore Tiberio. Nella mia super-favola fantastica, la narrazione scorre cadenzata da tempi e ritmi legate alle circostanze storiche del periodo storico che racconto. Mi ricordo che in merito alla Tunica di Gesù, lo schiavo di Marcello Gallio, tale Demetrio disse al suo padrone: La Tunica era di un uomo giusto ed ha il potere di tormentare l’animo di colui che si è macchiato di un delitto così orrendo. Tornato a Capri, dopo essere stato richiamato da Tiberio, prossimo a morire, Marcello Gallio continuava ad avere sogni agitati e visioni apocalittiche, sul colle dei crocifissi di Gerusalemme e sul Falegname ribelle.
Tiberio, sebbene scettico sui riti delle stregonerie, dispose che Marcello Gellio ritornasse in Palestina, ritrovasse la tunica e la distruggesse. Marcello nel suo ritorno in Galilea, incontrò San Pietro a Cana e divenne uno dei più devoti seguaci e discepoli. Nelle more del tempo inesorabile, Tiberio muore a Capri in circostanze molto sospette e Caligola viene nominato imperatore dal Senato. Ebbe inizio la grande persecuzione del Cristianesimo e dei seguaci Cristiani. Catturato durante i suoi viaggi di evangelizzazione, Marcello Gellio viene condotto a Roma in catene al cospetto dell’imperatore Caligola, che gli propone di abiurare il cristianesimo per avere salva la vita. Marcello preferì morire, senza abiurare il Cristianesimo. In questa mia super fantastica Favola, lascio ai lettori il giudizio sui Sacerdoti del tempo che fu, su Ponzio Pilato, su Tiberio e Caligola.
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