Non amo fare siparietti borghesi, prima di fare l’exploit con le verità storiche che racconterò in questo omaggio sincero al primo ed unico ambasciatore di cultura nella Monreale dei mitici anni 60. Certamente non potrei nascondere il cielo con un dito, dilungandomi troppo a lungo nel mio articolo odierno.
Senza remore e fortemente motivato, il mio grande ed infinito ambasciatore ha solo un nome e cognome: Don Gino Bommarito, nato nella splendida Terrasini da una famiglia piccolo-borghese e fortemente ispirato fin da ragazzo, dai grandi valori della fede, della carità e della cultura. Negli anni 60 Don Gino era un prete rivoluzionario che cambiò i connotati della mia Monreale senza frontiere. Se dipendesse esclusivamente dai miei gusti letterari e politici, definirei Don Gino il primo prete laico che ho conosciuto nella mia vita. Negli anni ‘60 rivoluzionari era Arcivescovo di Monreale Monsignor Francesco Carpino, una mente eccelsa e sine ulla mora il più grande arcivescovo della prima metà del novecento monrealese.
Grazie alla liberalità di Monsignor Carpino, Don Gino esplose con la sua rivoluzione culturale; istituì il CSM (Centro Studentesco Monrealese) e la FUCI (Federazione Universitaria Cattolici Italiani) allocate entrambe nei locali di via Antonio Veneziano, due piani ampi e spaziosi. Al pianterreno era allocata la sede del CSM con due ampie sale; una sala era adibita ai tornei di Ping-Pong con un tavolo fantastico. La seconda sala era adibita ai tornei di briscola in cinque, scopa, scopone, tresette. Al primo piano dello stabile c’era il salone delle conferenze e delle attività culturali. Don Gino ci aveva abituati al dibattito ed agli interventi sul tema prescelto da affrontare. Mi ricordo Giovanni Ferreri e le sue conferenze tematiche; ci scatenavamo tutti ad interrogare Giovanni. Si utilizzava il salone del primo piano per gli avvenimenti importanti, le lotterie ed i giochi di società, quali il Mercante in Fiera, la Tombola e la Lotteria.
Don Gino prese in consegna anche la Chiesa del Monte per tutte le attività ricreative e teatrali del CSM e della FUCI. Era un successo, un exploit, vedere cantare Manlio Bonomo che imitava Celentano e Manlio Furnari che imitava Chevalier. C’erano Salvio Giangrande e Silvio Guardì che proponevano le storie mafiose e si sparavano addosso. C’erano i Diavoli Calmi, una Band fantastica con Salvino Aricò alla chitarra elettrica e Franco Balsano alla Batteria. C’erano tutti gli ingredienti per decollare su un Jumbo Jet diretto da Don Gino e fare rivoluzione. Qualche reazionario definì il CSM un Centro Sperimentale Matrimoni.
Giuro che il meglio della gioventù del CSM ci siamo sposati con donne che erano giovanissime e fuori dal CSM. Il meglio della gioventù eravamo i peggiori del contesto anni 60: eravamo fuori dai gangheri ed indisciplinati. Salvio Giangrande, Salvino Caputo, Salvino Croci, eravamo anarchici ed inaffidabili.
Al secondo piano dell’immobile FUCI-CSM era allocata la Federazione Universitaria Cattolici Italiani, gente di alto profilo che costituiva l’asse portante del progetto rivoluzionario di Don Gino. C’erano Ciccio Ganci e Mariella La Rosa, Giuseppe Leto ed Emilia La Rosa, Mario Ferreri e Rosellina La Rosa, Bino Abate e Lucia Alerio, Esther Sciortino, Maria Giordano, Giovanni Ferreri, Salvino Cimino, Manlio Furnari, e la meglio gioventù degli anni 60 monrealesi. Ho rivisto Don Gino a Catania durante il suo apostolato di Arcivescovo di Catania, grazie al mio fraterno amico Ingegnere Geppino Pupella, Direttore Generale della SIP Telecom della Regione Sicilia. Nel 2021 vivo di questi piacevoli ricordi e sono un fraterno amico di Enzo Ganci Direttore di Monreale.News.it figlio di Ciccio Ganci e Mariella La Rosa. In conclusione utilizzo un verso di Alessandro Manzoni per salutare ed abbracciare tutti i miei lettori, ovvero: OMNIA MUNDA MUNDIS, Tutto è puro per chi è puro.
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