In data 1 agosto 2020 ho trovato la mia posta elettronica intasata di richieste provenienti da miei affettuosissimi amici che mi pregavano, prima di andare in vacanza, a scrivere un articolo sulle regie taverne della nostra Monreale.
Non deludo mai gli amici e malgrado l’afa e la stanchezza, ho voluto forzare la porta della mia memoria per accontentare la loro richiesta. Faccio solo un preambolo sul sostantivo Taverna e bastono severamente e con dati storici quelli di Wikipedia e la loro definizione in merito: Taverna, in passato, locale pubblico scarsamente illuminato, fumoso e spesso squallido e frequentato da una clientela volgare e incontinente, nel quale si serviva da mangiare e da bere. Direi a questi ragazzini che stanno meritatamente realizzando la più grande biblioteca mondiale dalla A alla Z, quasi la nuova Biblioteca di Alessandria d’Egitto in versione digitale ed universale, che in merito alla definizione del sostantivo Taverna hanno fatto flop.
Chiaramente mi riferisco alle taverne, a partire dal 1945 in poi. Le Regie Taverne del mio delicato riferimento storico e letterario, erano locali pubblici illuminati vistosamente e frequentati da tutti i ceti sociali, commercianti facoltosi, professionisti ed onorata gente del popolo. Ringrazio mio padre Giovan Battista di avermi concesso il privilegio di conoscere tutte le taverne di Monreale. Non farò una graduatoria per una questione di stile, ma confesso di averle amate tutte e le rimpiango in questo momento storico della mia Sicilia.
Nino La Cara detto Mpirugghiu apre la lista dei miei ricordi. Lo zio Nino non si stancava mai fino alle 23, poi si sciacquava il viso ed andava a dormire. Da zio Nino trovavi un menu con tutte le specialità stagionali, vini incandescenti, gassose e passiti. Non ricordo mai un litigio nella sua regia taverna, bensì educazione, cortesia ed allegria. Come dimenticare Don Peppino Malizia e le sue due taverne, una era allocata presso l’attuale Taverna del Pavone e l’altra presso l’ex ufficio delle guardie del dazio. Presso le taverne dello zio Peppino, si consumavano un mare di vino ed uova sode.
Pietro Fileccia era un grande frequentatore delle taverne di zio Peppino e pensò bene di aprire la sua prima taverna in Chiasso Cavallaro, con l’aiuto delle sorelle. Lo zio Pietro, in tempi più recenti, aprì la Trattoria 3 Lanterne in piazzetta vaglica. Come dimenticare, sarei ingiusto, la prima Birreria monrealese del tenace Nino Di Salvo! La Birreria era sita in via Roma ed era un capolavoro di architettura degli interni. A fine lista restano le regie Taverne di Michele Bruccola e la Taverna del Tiro a segno. Sarà un’altra storia per un prossimo articolo.
Copyright © By Salvino Caputo