Intervista onirica a Pablo Picasso nella sua villa di Provenza

Ho fatto un sogno da 110 e lode! Avevo trascorso l’intero pomeriggio a spulciare come un matto l’intera biografia del mitico Pablo Picasso, rivisitando tutti i suoi capolavori e tutti i suoi periodi di transizione artistica.

Di tanto in tanto rinfrescare la memoria attraverso la rilettura dei grandi artisti, scrittori, poeti, filosofi aiuta a ricaricare le batterie del nostro cervello sull’orlo di una crisi di nervi per la mediocrità e la sciatteria che domina la nostra routine quotidiana del tempo di non lavoro. Avevo studiato dettagliatamente l’artista spagnolo nel periodo universitario, sotto la guida preziosa del mio grande Prof. Maurizio Calvesi; mercoledì 29 gennaio, chissà per quale forza di attrazione estetica, ho voluto dedicare l’intero pomeriggio alla rilettura di uno tra i massimi artisti del 900. Puntualmente, è una mia caratteristica genetica, ho sognato Picasso. Mi trovavo in una villa meravigliosa, credo provenzale, aperta ai visitatori e curiosi.

Ero letteralmente estasiato da non rendermi ancora conto che nell’arco di pochi minuti avrei incontrato un vecchietto stanco e zoppicante, sdraiato nel meraviglioso salone d’ingresso, fotocopia senile del mitico Pablo Picasso. Mi avvicinai al vecchierello canuto e bianco, porgendo un gentile saluto e baciandogli la mano. L’arzillo genio mi osservò a lungo e poi con estrema cortesia m’invitò a sedermi al suo fianco. Esplosi subito con la mia prima domanda: “Gentilissimo nonno, tu sei il mitico Pablo Picasso?” Risposta repentina: “Perché no! Sono il vecchio Pablo in attesa dell’ultimo periodo della mia vita”. Andai in sollucchero e cominciai con garbo a bombardarlo di altre domande: “Perché, sublime maestro, in questa tua meravigliosa casa non c’è uno solo dei tuoi quadri appeso ad una parete?” Picasso sorridendo a crepapelle mi rispose: “Amico mio, non ci crederai ma non me lo posso permettere”.

Sbuffai a ridere e replicai: “Ma almeno Guernica, la tua opera simbolo dell’antifascismo, potevi trattenerla per te”. Replica: “Se l’avessi trattenuta per me, non sarebbe diventata l’opera simbolo dell’antifascismo nel mondo intero”. Risata cosmica ed un grande abbraccio! Ad un tratto il vecchio Pablo mi guardò serio ed esclamò: “Ci sono, amico mio, pittori che trasformano il sole in una macchia gialla e ci sono pittori che con l’aiuto della loro arte, intelligenza e cultura, trasformano una macchia gialla putrida nel sole infuocato. Questa è stata e continua ad essere Guernica nel mio atto creativo e di testimonianza universale”. In quell’attimo sublime del mio sogno, mi risvegliai bruscamente per il fragoroso rumore prodotto da un camion lasciato con il motore acceso sotto casa mia. Copyright © By Salvino Caputo