La favola di Nino Salamone detto ''Acquazzosa''

Non potevo addormentarmi in un giovedì catartico delle comari monrealesi, perché c’era un tarlo che mi picchiava forte dentro il cervello e mi trasmetteva immagini da mille e una notte come nel fantastico film del mio adorato Pier Paolo Pasolini.

Quel tarlo stressante, dopo tre ore d’intenso delirio della mia amigdala, si palesò attraverso le benedette immagini di Nino Salamone famoso ciclista e meccanico di biciclette monrealese, alias aggiusta-biciclette a tutto spiano, dalla ruota al manubrio. Nell’attuale via Roma a Monreale, accanto al negozio di “Virgolina” della mia amica Marilena Russo, c’era un piccolissimo rifugio per i titolari di biciclette, bambini e adulti, che richiedevano l’intervento salvifico sulle due ruote. Quel piccolo rifugio, un bugigattolo di pochi metri quadrati è stata la prima casa dell’umile ciclista Antonino Salamone, amato e stimato da tutti i monrealesi per la sua educazione, cortesia, disponibilità verso bambini e adulti che richiedevano le sue prestazioni. Nino Bosco leader di frutta e verdura degli anni quaranta, aveva il suo negozio a quaranta metri da Antonino e lo riempiva sempre di frutta e baci, con i suoi mitici baffoni bavaresi. Lo zio Nino Bosco fu il vero manager di Antonino, avviandolo all’attività agonistica di ciclista; lo vezzeggiava e lo imbottiva di gassose della Partanna SPA, ecco perché Antonino Salamone venne denominato “Acquazzosa”. Antonino vinse decine di gare ciclistiche ed era un mulo in salita ed uno spericolato in discesa.

A conti fatti si può annoverare Antonino, dopo Paolino e (Guido Messina Campione del Mondo su pista), Mammina, Sciavè, Isidoro Giangreco, B. Patellaro e l’altro mulo Patellaro “U Batterista” la “Meglio Gioventù dei Ciclisti Monrealesi”. Si racconta un aneddoto sul vissuto di Antonino: Tra i suoi tifosi che lo seguivano in tutte le sue gare, c’era un tifoso matto “Pierino il Tassista” alias Pierino Terruso, che lo bombardava di bottigliette di acqua gassosa e bitter campari soda, per dargli grinta e velocità. L’aneddotica sarebbe infinita, tratteggiando i chiaro-scuri di A. Salamone; mi hanno raccontato amici miei ottantenni che c’era un business di scommesse, dietro le corse di acquazzosa. Preferisco ricordare Antonino per la sua modestia, semplicità, candore in una disciplina agonistica che imponeva nervi d’acciaio, allenamenti, preparazione atletica e tanta voglia di vincere. Mi auguro che tantissimi giovani della nostra Monreale possano emulare la semplicità e l’amore verso le discipline sportive del tempo che fu! Non si diventa campioni per caso! Ci vuole amore, passione e la voglia matta di esserci corpo ed anima! L’importante non è partecipare, contrariamente al postulato del barone Pierre De Coubertin, ma sognare ed accarezzare l’arcobaleno dei nostri possibili traguardi e vittorie. Fino a quando la nostra gioventù avrà un sogno nel cuore, non smarrirà il senso di questa nostra breve vita meravigliosa.
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