La vaccinazione delle pecore del barone Gramignani alla Montagnola

Correva l’anno 1983 ed ero un docente di lettere presso il mitico Ginnasio Vittorio Emanuele II, sezione staccata di Monreale, un incarico annuale conferitomi dal Provveditorato agli Studi di Palermo.

Malgrado la mia occupazione a tempo pieno presso la quinta classe ginnasiale sez. A , nel mio giorno libero mi dedicavo esclusivamente ai miei grandi hobby, ovvero, il mio sconfinato amore per gli animali. Avevo scelto come amico della mia corsia preferenziale, un veterinario fantastico e rivoluzionario; si chiamava Giovanni La Face. Ho conosciuto il Dott. Giovanni La Face presso il Circolo di Cultura Italia monrealese ed entrammo subito in empatia affettiva e stima reciproca. Adoravo accompagnare il mio amico veterinario, specialmente quando provvedeva a fare partorire le mucche gravide. Un fatidico mercoledì di aprile 1983, giorno libero della mia attività di docente presso il Ginnasio Guglielmo II°, ho dovuto improvvisarmi assistente veterinario per la vaccinazione delle pecore del Barone Gramignani, in contrada Montagnola a Monreale.


Alle 8,30 mi presentai puntuale all’appuntamento con il mio amico Giovanni La Face in piazza Vittorio Emanuele, guidando la mia Dyane 6 Citroen, decappottabile; posteggiai l’auto e mi recai con il mio amico Giovanni presso il Bar Giaccone, per consumare una lauta colazione ed un caffè strettissimo. Fatalmente, mi ritrovai accanto quel discolo Franco Pepe compagno di mille trovate; chiesi a Franco se avesse gradito passare la giornata con me ed il Dott. La Face. Franco accettò subito la mia proposta, a condizione che lo giustificassi a scuola per l’assenza. Accettai ed aspettai alle ore 9 l’arrivo dell’autobus Amat che faceva la spola tra Palermo e Monreale. Alle 9,05 arrivò l’autobus e scese la mia amica professoressa Paola Prizzi; spiegai a Paola di annotare nel registro delle assenze giustificate, l’assenza del suo allievo Franco Pepe. La ringraziai teneramente e mi avviai al posto di guida della mia mitica macchina, in compagnia dei due miei amici senza frontiere. Alle 10 puntualmente arrivammo in contrada Montagnola, per la vaccinazione delle pecore del barone. Mentre aiutavo il mio amico veterinario, Franco Pepe inseguiva le caprette e le immobilizzava per ciucciare il latte dalle loro mammelle copiose. Penso che, approssimativamente, Franco tracannò in quel fatidico giorno, almeno due litri abbondanti di latte.


Ultimata la vaccinazione, ritornammo a Monreale con destinazione “Mpirugghiu” dello zio Nino La Cara, la più bella taverna monrealese. Dopo un lautissimo pranzo, innaffiato da vino e passito, ho dovuto scuotere a lungo Franco che si era addormentato sulla tavola. Con grande pazienza, lo accompagnai in macchina, lo adagiai serenamente sul sedile posteriore e lo accarezzai teneramente. L’Imponderabile effetto del latte di capra, si palesò senza colpo ferire ed il povero sedile posteriore della mia Dyane 6 fu devastato irrimediabilmente dal palombo di Franco; ci aspettava soltanto l’auto lavaggio del grande Tanino Giammona, sito in via Venero di fronte alla sede dell’attuale Ufficio Tecnico Comunale, per un bagno catartico della mia auto francese. Dettagliai a Giovanni La Face la mia esigenza ed in cinque minuti raggiungemmo lo storico lavaggio di via Venero; posteggiai la mia auto dentro il lavaggio e lo zio Tanino Giammona mi venne incontro esclamando: Professore, quanto tempo! Non ho avuto più l’onore d’incontrarlo, dai tempi in cui lavoravo presso il lavaggio di Pino Carrozza; vedo che è in compagnia del dott. La Face, ai suoi ordini! Spiegai al tenerissimo Tanino, che avevo l’esigenza di ripulire interamente la mia macchina, interni ed esterni; scappottai la Dyane 6 e dissi all’umilissimo Tanino: Vai Tanino!
Lavaggista esperto ed educatissimo, Tanino mi chiese: Debbo sparare acqua con la mia pompa, anche sul ragazzo che dorme sul sedile posteriore? Risposi fulmineo: Senza pietà! Nel giro di venti minuti, il mitico Tanino Giammona mi restituì vergine e splendente la mia autovettura; mentre lo zio Tanino puliva i vetri, prese corpo esplodente un ululato ed un drammatico grido di dolore: Cornuti, cornuti, sono bagnato fino al midollo; era la voce disperata di Franco Pepe che si era risvegliato ed inveiva contro la mia persona, Tanino e La Face. Procurai a Franco una tuta sportiva che custodivo nel bagagliaio e gli dissi: Spogliati ed indossa la tuta, oggi hai pagato il giusto fio alle tue eterne marachelle ed alla tua anarchia e golosità; Franco si cambiò in fretta e furia sorridendo. Pagai il conto del lavaggio allo zio Tanino e riaccompagnai Franco a casa; ultima tappa, accompagnai il Dott. Giovanni La Face in via Umberto 1° e feci ritorno a casa satollo e felice.
COPYRIGHT©BY SALVINO CAPUTO