La favola di Vittorio Violetti tra genialità e duro lavoro ''on the road''

Il punto di riferimento dei motociclisti monrealesi

Ho conosciuto Vittorio Violetti nel 1964 e sbocciò all’istante un’empatia profonda ed una grande amicizia. Vittorio mi vendette la mia prima moto, una Parilla 125 c.c. targata Gorizia.

Archimede pitagorico soleva dire: “Datemi un punto d’appoggio e solleverò il mondo". Questa frase fu conosciuta in seguito alla scoperta dell’uso delle leve per sollevare gli oggetti e divenne una scoperta celebre nel mondo della matematica e della fisica. Vittorio in tenerissima età, quasi sedici anni soleva dire: “Datemi un cacciavite e costruirò un bolide di motore che non avrà competitors nel mondo della motoristica”. Violetti è stato il più grande e illustre meccanico monrealese e uno tra i più grandi meccanici italiani. Totò Modica “Campione Italiano di Enduro” è la testimonianza vivente della genialità di Vittorio: Avevano un Team vincente, costituito dalla mamma di Totò, signora Anna Termini che insieme all’umile marito Mimmo Modica finanziavano con estremi sacrifici, la classe del futuro campione italiano di enduro; avevano una mascotte al seguito Francesco Ciacciofera che non lasciava mai da solo il campione.

In ogni caso, Modica deve tutto al suo stile che non è mai acqua ed alla magia del grande Violetti. Quando Vittorio dovette espletare il servizio militare, malgrado poteva restarsene a Palermo presso l’Aeronautica Militare di Palermo, preferì arruolarsi nel corpo dei Bersaglieri Italiani. Nella mia lunga intervista a Vittorio, esplose la sua calorosa e spontanea confessione: "Salvino, ho sempre amato il corpo dei Bersaglieri Italiani perché t’insegnano ad essere un uomo per davvero, senza frontiere e steccati; ogni mattina raggiungevamo la palestra di addestramento arrampicandoci in funi spesse e nodose e dopo l’addestramento effettuando la risalita sulle stesse funi. In caserma non si facevano gavettoni né si applicavano le leggi goliardiche del nonnismo, si era un collettivo, una squadra compatta che operava sul territorio italiano con il pugnale in bocca. Quando ho letto la favola di tuo nonno Totò Caputo, ardito nel corpo dei bersaglieri nella grande guerra del 1915-18 ho pianto e mi sono commosso; se mi chiedi la mia parola d’ordine, ti rispondo “Un Pugno e una Carezza”.
A Vittorio ho regalato due moto, la mia vecchia Parilla ed il mio Suzuki 750 c.c. due tempi e raffreddamento ad aria. Le due mie mitiche moto sono esposte presso il Museo Privato delle moto storiche, presso la campagna di Vittorio che alla venerabile età di 72 anni opera ancora con passione la sua gloriosa e geniale attività professionale a Monreale, risolvendo i problemi motoristici di tanti amici che lo conoscono e lo stimano. Copyright © By Salvino Caputo