Open Caps, dalla Sicilia al sud Sudan, una storia di sostenibilità ambientale e sociale

Il reportage in mostra nella Sala Novelli del complesso monumentale Guglielmo II di Monreale. L’apertura venerdì 19 alle 10.30

MONREALE, 17 maggio – “Open Caps. Dalla Sicilia al Sud Sudan, una storia di sostenibilità ambientale e sociale" è un reportage fotogiornalistico nato dall'idea progettuale della giornalista Marta Genova con le fotografie di Antonino Costa.

Documenta gli effetti concreti e tangibili, di una semplice e buona pratica ecologica: la raccolta dei tappi di plastica. Le trenta fotografie in mostra, dopo due tappe a Palermo arrivano a Monreale, dove tutto è iniziato Raccontano infatti una storia che parte dall'oratorio di un piccolo paese in provincia di Palermo, Villaciambra, che da anni porta avanti l’iniziativa della raccolta dei tappi coinvolgendo le famiglie della diocesi di Monreale e le scuole, e alla quale aderiscono anche alcune realtà parrocchiali della città di Palermo.

Attraverso l’opera e l’iniziativa “borse di studio” portata avanti dai missionari comboniani, si arriva fino a Juba, capitale del Sud Sudan, paese come noto martoriato dalla guerra, dalla fame, le malattie. Effetti concreti, ma soprattutto positivi, che si diffondono (anche) fino a 5mila chilometri di distanza: il primo nell'immediato, sull’ambiente, perché tonnellate di tappi raccolti vuol dire tonnellate di plastica in meno nel nostro habitat e il secondo legato all’aspetto sociale; a Juba, capitale del Sud Sudan alcune ragazze e ragazzi possono studiare e diplomarsi grazie a delle borse di studio finanziate proprio dalla vendita di questi tappi ad un’azienda siciliana che li ricicla.

Per questi giovani l’unica speranza di un futuro, l’unica salvezza, è l'istruzione che proprio in questo paese è ai livelli più bassi su scala mondiale. Open Caps documenta tutto questo, dalla Sicilia al Sud Sudan, da Villaciambra alla scuola di Juba in cui la giornalista e il fotografo sono andati per poter poi (di)mostrare il risultato concreto e tangibile della solidarietà della gente e di azioni di sostenibilità ambientale. Non un reportage sulla guerra, sulla povertà, sulla tragedia, ma su quanto di bello esiste nonostante tutto questo. Bellezza che va diffusa e va sostenuta.

La realizzazione del reportage si è potuta concretizzare grazie al sostegno dell’associazione Caramella Smile, un’organizzazione italiana di volontariato fatta da medici e chirurghi che operano in Etiopia con un progetto per la diagnosi e le cure di malformazioni cranio facciali e di cui fa parte anche il medico palermitano Antonio Puccio, che, venuto a conoscenza del lavoro fotografico, della volontà di voler partire per il Sud Sudan ma delle difficoltà economiche che questo comportava per la giornalista e il fotografo, si è offerto di sostenere la spesa per i biglietti aerei.