Appuntamento alle 17 al Complesso Guglielmo
MONREALE, 24 gennaio - Oggi pomeriggio alle 17 l’associazione culturale LuceGrafia, a conclusione della mostra collettiva “Esposizione numero 1”, presso la Sala Novelli di Monreale, proietterà il film documentario “What remains”- Quello che rimane, scritto e diretto da Michele Di Dio, produzione Centro Studi “Paolo Borsellino”.
Presentato la prima volta il 4 dicembre 2013 presso DG Justice and Home affaire della Commissione Europea, Place du Luxembourg, durante la cerimonia di intitolazione dell’aula della Commissione ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, questo documento vuole essere “un doveroso omaggio alla memoria e un lucido monito nel perseverare la lotta alla mafia”.
“Quello che rimane non è passato, non è a carico di una memoria contenitore, non è il ricordo che giace al fondo, non posa. Quello che rimane abita le coscienze, le attraversa, le lascia attonite nel sibilo inquietante della devastazione totale, mentre, dentro e fuori, fantasmi in chiaroscuro popolano scenari di disperazione, e ogni gesto è solo ombra di un’umanità ormai totalmente smarrita a se stessa. Infranto lo specchio della realtà, fiumi umani, e mani come ventagli accompagnano feretri carezzandoli. Il canto straziante del sacrificio estremo dei giusti è Quello che rimane.
La qualità della memoria è però interprete e custode della qualità dell’esperienza del tempo. Se memoria operante consegneremo, Quello che rimane è genesi e catarsi, si rigenera ad ogni passaggio di consegna, dipende da noi, dalla nostra capacità di essere uomini per altri uomini, cittadini per altre città, presente per il futuro, capaci forse di cambiare il mondo, ma innanzitutto di cambiare il tempo”, così scrive la dottoressa Maria Tomarchio, presidente del “Centro Studi Paolo Borsellino.
L’andamento caotico di immagini sovrapposte, inseguite da voci e suoni, popola lo schermo spogliando il ricordo da consumati clichè emozionali.
Diverse personalità offrono una fredda analisi, una marcata riflessione su quello che rimane, vent’anni dopo, di quel periodo destabilizzante e ancora sanguinante.