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I costi della politica, una questione di ''naso''

| Enzo Ganci | Editoriali

MONREALE, 10 agosto – Di certo non lo aveva prescritto il medico, né lo avevano imposto le forze dell'ordine. Diciamolo senza peli sulla lingua: aumentare i compensi agli amministratori, adeguandoli a ciò che prevede la Finanziaria regionale, è stata solo una libera scelta.

Ha scatenato un vespaio di polemiche la delibera approvata dalla giunta di Palermo, presieduta dal sindaco Lagalla, che adegua i compensi del primo cittadino, equiparandoli a quelli del presidente della Regione e che fa aumentare, a cascata, quelli degli assessori e dei consiglieri comunali, che sono parametrati su quelli del sindaco.

Lagalla, beato lui, in pratica vedrà quasi raddoppiare i propri emolumenti, considerato che passerà dagli attuali 7.798 euro lordi al mese, ai 13.800. A catena lo scatto in salita coinvolgerà anche il vicesindaco, che si attesta sui 10.350 euro mensili, il presidente del Consiglio comunale che arriverà a 8.970 euro. Raddoppia, infine, il gettone di presenza attribuito ai consiglieri comunali, che passa da 1.200 a 2.400 euro. Si attendono novità, infine, ma certamente non tarderanno, anche per i consiglieri di circoscrizione, la cui busta paga dovrebbe essere più pesante, più o meno di 450 euro al mese.

Ora, fermo restando che è giusto fornire un compenso a chi svolge un servizio per la comunità, anche perché questo comporta impegno, tempo, sacrifici e rinunce, è sentimento pressoché comune ritenere come di questi aumenti (perlomeno di queste proporzioni) non si sentisse affatto l'esigenza.
Adeguare gli emolumenti degli amministratori era una possibilità fornita dalla legge, di certo non un obbligo. Considerato che il coltello alla gola dei componenti della giunta palermitana non lo puntava nessuno, era solo una questione di opportunità. Di sensibilità. Che evidentemente non c'è stata. Anzi, è andata a farsi benedire “senza passare dal via”, come si dice giocando a Monopoli. In un momento in cui migliaia di cittadini si improvvisano docenti di ingegneria finanziaria per arrivare a fine mese, questo provvedimento suona come uno schiaffo al buon senso ed al buon gusto.

In giunta c'è chi dice che è giusto sopportare questi costi se i risultati arrivano. Frase che, a giudicare dall'altezza dei cumuli di spazzatura lungo le vie di diversi quartieri palermitani, assume le sembianze di una barzelletta, che, peraltro, non fa affatto ridere.

Spiace vedere, inoltre, (ma su questo i dubbi erano davvero pochi) come al momento di guardare alla propria tasca, l'approvazione, perlomeno tacita, sia bypartisan e difficilmente assisteremo a levate di scudi da parte dell'opposizione. In fondo anche chi non fa parte della maggioranza “tiene famiglia”, qualche migliaio di euro in più fa sempre comodo ed un “volemose bene” non si nega a nessuno.

In questo bailamme non possiamo non ricordare come, invece, a Monreale la linea seguita sia andata in direzione opposta (e di questo ci rallegriamo), tanto che, con delibera numero 8 del 12 gennaio scorso, l'amministrazione comunale abbia deciso di non adeguare l’indennità spettante al sindaco al trattamento economico del Presidente della Regione, secondo i parametri previsti. Segno evidente di come la scelta della giunta del capoluogo sia il frutto solo di una precisa volontà, non certo di un obbligo di legge.

Come finirà? Senza che accada assolutamente nulla. Passati i brevi giorni dello sdegno e dell'indignazione, della questione nessuno parlerà più. Sorrideranno solo gli Iban degli amministratori e i venditori di tarallucci e vino. Sarà un giorno di affari d'oro anche per loro.

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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