MONREALE, 25 aprile – Tanti addetti ai lavori, gli encomiabili organizzatori, qualche cittadino sensibile o curioso, ovviamente l’amministrazione comunale e l’Arma dei carabinieri. Francamente, però, sperare in molto di più non è affatto facile.
E, come ogni 25 aprile, la risposta della cittadinanza che ci piacerebbe vedere, purtroppo non arriva, o magari arriva parzialmente. Diciamocelo senza molti giri di parole: la festa della Liberazione, soprattutto se le condizioni meteo sono favorevoli, nel sentimento comune serve per un sempre desiderato “bis” di Pasquetta, in attesa del “ter” del primo maggio. Un po’ meno, forse molto meno, che per riflettere sui temi importanti della Libertà e della Resistenza.
Ecco perché le manifestazioni commemorative e celebrative non dovrebbero mai venir meno. Magari accompagnate (cosa che fortunatamente già avviene) da opportune iniziative scolastiche, mirate a non far disperdere certi valori che, altrimenti, andrebbero dimenticati e a tramandarli alle giovani generazioni.
Ecco perché salutiamo con estremo favore e con sentito ringraziamento quella organizzata, come ogni anno avviene, dall’Auser di Monreale, il cui circolo porta il nome proprio di “Biagio Giordano”, che si conclude al monumento ai Caduti di via Pio La Torre, dove si commemora il sacrificio del nostro concittadino. Quel Biagio Giordano, dicevamo, fucilato ad Imperia dai tedeschi nel febbraio del ’45, che, prima di andare davanti al plotone d’esecuzione, scrisse una lettera ai familiari, immortalata sulla lapide che ne ricorda il sacrificio posta all’interno del cimitero comunale, che mette i brividi.
Non si sottovaluti tutto ciò e non si dimentichi di ricordare l’importantissimo valore della Resistenza al regime nazifascista. Non ce lo possiamo permettere.
Altrimenti il rischio è quello, come purtroppo già avviene da tanti anni, che “Bella ciao” diventi solo un coro da stadio, il cui testo viene trasformato in “chi non salta è catanese”. Magari un modo folkloristico di fare il tifo e di esprimere la propria gioia sportiva, ma di certo una mortificazione per temi importanti come quello della Resistenza ed una chiusura in soffitta per la memoria di tante vite umane al cui sacrificio si devono tanti valori che oggi, fortunatamente e forse erroneamente, diamo per acquisiti.